23 dicembre 2015

"Se mi vuoi bene" di Fausto Brizzi


Ci ho messo 249 pagine a capire se questo libro mi piacesse o no. Con andamento oscillatorio l’ho apprezzato e rifiutato per più di 10 giorni, che per leggere un libricino di dimensioni così modeste sono uno sproposito di tempo.
Il fatto è che io -che purtroppo notoriamente non ho fatto della perspicacia un mio punto di forza- ci ho messo un po’ a capire se la somiglianza con il libro precedente “Cento giorni di felicità” fosse frutto di volontà o di mera imitazione.
Ve lo dico subito: si tratta di volontà.

I due libri arrivano persino ad intrecciarsi e lì si velano gli intenti di Fausto Brizzi, così capace di fare sequel perfetti, come sappiamo dai tanti film di cui è stato regista e sceneggiatore.
Intendiamoci, fare i sequel non è mica un gioco da ragazzi (argomento quanto mai attuale proprio in questi giorni dell’uscita di Star Wars). E come si fa a fare un sequel quando il tuo protagonista è morto? Semplice, ne inventi un altro!

Ecco perché i due libri arrivano a somigliarsi così tanto ed ecco perché i due protagonisti rivelano gli stessi intenti… Lucio Battistini rivive attraverso Diego, attraverso il Negozio di Chiacchiere e attraverso una “missione”, un ultimo disperato tentativo di riscatto nei confronti dei propri cari.
Nel caso di Diego il riscatto arriva come terapia anti-depressiva, anche se a dire il vero la depressione in questo libro pur essendone il fulcro mi sembra niente più di un pretesto.
La parte interessante del libro infatti è la seconda, quella in cui dalla radiocronaca “Depressione minuto per minuto” si passa alle “Missioni di salvataggio”… che culminano tutte in fragorosi insuccessi.
Bella la frase “Smetti di pilotare la vita degli altri e inizia a vivere la tua”: è un po’ il nodo del libro. Per quanto il protagonista si sforzi, gli eventi sono imprevedibili e altrettanto gli esiti delle sue azioni. Il lieto fine rocambolescamente arriva comunque (per fortuna) e in questa corsa verso la felicità il protagonista diventa sempre più piccolo, nascosto dalla sua stessa inettitudine.

Ma dimenticatevi il protagonista, il messaggio del libro è uno solo: non limitarti a voler bene, passa al fare del bene a chi ami.
Brizzi ci vuole stimolare con una domanda diretta, come faceva in “Cento giorni di felicità”: e voi, quand’è l’ultima volta che avete fatto del bene a qualcuno dei vostri cari? Del bene vero, non un favore, una sovvenzione economica, una parola. Quand’è che ci siete veramente stati per loro?

Sinceramente trovo la domanda un po’ meno provocatoria di quella del libro precedente (“Cosa fareste se aveste anche voi solo 100 giorni di vita?”), sarà perché non concepisco i rapporti di amore e amicizia senza darsi, senza fare veramente qualcosa per chi si ha di fronte, senza esserci giorno per giorno. Ma forse per qualcuno diverso, anche questa provocazione può fare presa affinché l’egocentrismo lasci il passo all’altruismo, alla dedizione, al rispetto: in altre parole, alla parola con cui termina il libro stesso. L’Amore.


The LR advice: E così, convinta dal libro solo al 50% (o forse sto ancora cercando di convincermi), vi invito a leggerne… un altro.  Avanti con “Cento giorni di felicità”, su questo devo ancora rifletterci un po’… 

29 novembre 2015

"Come inciampare nel principe azzurro" di Anna Premoli


Da Anna sai sempre cosa aspettarti e non ti delude praticamente mai!
Già l'incipit vi ha fatto capire che sono rimasta soddisfatta da questo libro? Bene, era proprio questo l'intento!

Anna Premoli ha ormai una sua firma che compare in tutti i suoi libri, un plot narrativo ricorrente in cui si è specializzata, quello dei rapporti tra due colleghi in ambito finanziario o legale che prima si odiano fermamente e poi si innamorano.
Voi direte: e che gusto c'è a leggere un libro che sai già come finisce? Ma è proprio questo il bello! Un finale telefonatissimo non ti farà preoccupare di cosa succederà, nel suo essere rassicurante ti permetterà di goderti molto di più i dettagli della relazione tra i protagonisti e le loro reciproche evoluzioni sentimentali.
Insomma, amate gli happy end ma non amate le sorprese? Questo libro è assolutamente perfetto per voi!

Considerate comunque che qualcosa di strano c'è, non tutto è scontato: sono almeno 3 gli aspetti che rendono questo libro particolare:

1. Prima di tutto il SETTING. Ehi, questa sì che è una novità: è ambientato in Corea!!! Pazzesco! Non avevo mai letto un libro di questo genere che non fosse ambientato a New York, Londra o auqlche altra metropoli del genere. Anche Seoul è una mega metropoli, però è un setting davvero inaspettato che mette un po' a disagio i protagonisti stessi e fa uscire il romanticismo cittadino dai binari della comfort zone. Bello, ora sono quasi curiosa di andare in Corea anche io!!

2. La PROTAGONISTA FEMMINILE. Questa è strana forte, un personaggio davvero particolare. Iniziamo col dire che è londinese ed è descritta come bionda, con occhi verdi e alta 1.80, ma... non so... sarà per il carattere che ha, per la simpatia sguaiata, la goffaggine, la pigrizia, la sagacia... vi assicuro che non ve la immaginerete stile Taylor Swift quanto invece come un'inglesotta un po' cicciotta, troppo alta, troppo appariscente, troppo... troppa! Questo la rende difficilmente inquadrabile nello stereotipo della bellissima che non sa di esserlo o in quello della bellissima ma scema o in quello della bellissima e basta. Una protagonista fuori dagli schemi.

Siccome in Corea pare che le donne siano tutte basse con i capelli neri lisci (o almeno nel libro le descrivono così), la nostra valchiria bionda inglese e formosa si distingue sempre, ma sei sempre lì a chiederti se nel suo spiccare stia incutendo ammirazione o facendo una figuraccia. 
Maddison è davvero strana: svogliata a lavoro, pigra indefessa, la classica intelligente che non si applica, generalmente benvoluta da tutti, una party girl, ma anche timida e imparanoiatissima se si tratta di sessualità... un personaggio così distonico da quelli che si trovano di solito in questo genere di libri che è assolutamente impossibile immedesimarsi, ma nel complesso mi è piaciuta!

3. Il PROTAGONISTA MASCHILE. Ragazze, dimenticatevi Mr. Grey. Questo protagonista non è altrettanto bello, sexy e affascinante; ah, e non è nemmeno altrettanto ricco. Viene descritto come mezzo orientale, ma anche qui l'autrice l'ha reso non convenzionale: capelli lunghi (lunghi neri su un uomo??? OMG), sempre sempre sempre corrucciato, maniacalmente puntiglioso e decisamente troppo rigido. Sembra sempre sofferente, oltre che insofferente verso gli altri. Forse soffre perchè reprime ogni sorriso, ogni gioia e si trincera dietro una gelida facciata di sarcasmo.
Ecco, di sicuro non è quel tipo di uomo che vorremmo "sognare" mentre leggiamo libri come questi. Ma sapete quando diventa veramente interessante? Quando finalmente si lascia andare, quando dietro alla sua perfezione svela la passione, la padronanza della situazione si trasforma in padronanza fisica dell'intimità, il carattere volitivo in distillato di fascino e sensualità. E allora sì che un pensierino ce lo farete anche voi! 

E così la storia va, senza neanche troppe oscillazioni narrative, ma anzi con un realismo disarmante: la storia di due persone che staranno malissimo insieme, che probabilmente non c'entrano niente l'uno con l'altra, che si sa già che non durerà, ma che nonostante questo non riescono a farne meno, così magneticamente e fisicamente attratte come sono...
Ho i brividi, è così maledettamente vero...

The LR Advice: da leggere volentierissimo e mentre lo leggete vedrete che avrete una voglia matta di raccontarlo agli amici (scatenando i soliti sguardi di commiserazione quando direte come si intitola il libro). Ma sarà un bisogno impellente, perchè la storia vi entrerà davvero dentro e dovrete scaricare quel "brivido" di poco fa su chi vi circonda. Mi raccomando, non dimenticate anche "Ti prego lasciati odiare" e "Finchè amore non ci separi"!!!

9 novembre 2015

"Ti prego perdonami! di Melissa Hill


"Ohi ohi" recentemente è diventata la mia interiezione più frequente. La uso quando sono stanca, quando sono preoccupata, quando sono senza parole. Più che un "qui si mette male" è un "e adesso che si fa?" e insieme alla triade "santa polenta", "santa peppa", "porca trota", "ohi ohi" si merita di sicuro un posto sul podio del frasario da damigella per bene inizio '900.

Sperando di avervi chiarito cosa voglia dire "ohi ohi", ho deciso che "Ti prego perdonami" se ne merita uno. 
Lo spunto come sempre non era niente male, c'era l'amore, c'era il mistero, anzi ce ne erano più d'uno, ma le anime della storia non sono riuscite a ricondursi a unità.
Abbiamo il mistero del "cosa-diavolo-è-successo-in-Irlanda?", quello del "cosa-diavolo vogliono-dire-le-lettere?" e quello di "ma-da-dove-diavolo-spunta-questo-ex-marito?"
[come noterete, continua il frasario bon ton].

Per quanto gli spunti fossero interessanti, lo sviluppo era inconsistente. Era chiaro che alla base di ogni storia ci fosse il concetto del perdono negato da guadagnarsi in quanto unico modo per tornare felici, ma nessuna delle 3 aveva una vera ragion d'essere di questo perdono.
• Alex doveva perdonare Seth per un supposto tradimento, che poi si scopre non esserci stato, ma ciò non ha trattenuto Seth da starsene via per 1 anno chissà dove negando le carte per il divorzio. Quando si dice idee chiare.
• Greg doveva perdonare Leonie per avergli detto in faccia "Ehi bello, la tua ex ti ha tradito, tua figlia non è tua figlia, comprende??"
• Helena doveva perdonare Nathan per essere andato in Vietnam lasciandola a casa a fare corone di fiori da mettere nei loro cannoni. Una cosetta da niente.
Insomma, un po' dura costruire dei "perdoni" su questi episodi no? Andavano argomentati meglio, andava per lo meno costruito un pretesto più convincente.

Perdono a parte, l'altro grande tema del libro è quello della fuga. I personaggi sfuggono ai problemi e si danno alla macchia, sperando poi di essere perdonati anche per questo.
La fuga più interessante è quella di Leonie che dall'Irlanda se ne va a San Francisco!!! E che dovevi aspettare di litigare col moroso per traslocare in una delle città più belle del mondo?
Comunque, mentre lei si rifà una vita a San Fran, emergono a mo' di flashback i ricordi di Dublino, della storia con Greg, di quella pazza dell'ex moglie e della figlia viziata. Devo dire che questa parte è la meglio scritta del libro perché ha uno svolgimento, non è affrettata, è verosimile (fino a un certo punto) e coinvolgente. Anche il fatto che sia svelata poco a poco la rende più sfiziosa da scoprire pagina dopo pagina.

Il tema della fuga quindi vince 1 a 0 contro il tema del perdono.
Ma è una magra vittoria per un libro da cui mi aspettavo molto di più.

The LR advice: Melissa mi è sempre piaciuta, l'ho recensita più volte e volevo segnarvi qualche altro titolo a cui dedicarvi invece di questo. Ma rileggendo le recensioni mi sono accorta che è già da qualche tempo che non sono più soddisfatta dei suoi libri. Melissa che succede? Consiglio per lei: scrivi un altro libro e riprovaci! Consiglio per voi: lasciate perdere questo libro e provatene un altro! 


13 settembre 2015

"Per sempre tuo" di Daniel Glattauer


Tanto inquietante quanto trascinante, è stato l'ultimo libro della mia estate, la conclusione della mia ormai nota "maratona".
Letto tutto d'un fiato un giorno in spiaggia: mai contesto fu meno appropriato. Mentre leggevo sentivo uno stridore teso alzarsi dalle pagine e pur sotto il sole riusciva a calare il freddo glaciale di un'ansia malcelata. 

"Per sempre tuo" è la storia di uno stalker... o forse no?
E' la storia di "amore e ossessione" come si legge in quarta di copertina? O forse è la storia di Judith e Hannes, protagonisti mancati di un thriller su Rai2?

La verità è che "Per sempre tuo" è la storia di un dubbio, di un tarlo che ti sale su per il naso attraverso parole spugnose, ti penetra nel cervello come una tenia e si fissa lì, provocandoti una sensazione di nausea, come quella delle montagne russe.

Su e giù, su e giù, su e giù in un andirivieni ondivago e ossessivo ti porta a credere, e poi a dubitare, a ricrederti e poi a dubitare di nuovo. Che maestria, che raffinata intelligenza c'è in questo inganno tutto teso ai danni del lettore.

- Che ne pensi, Hannes è uno stalker? 
- Sì.
- O forse era Judith a preferire la vita da single e a sentirsi soffocare, travisando quelle che sono solo le regole di un rapporto esclusivo? 
- Ma no dai che dici...
- Però guarda, lei inizia ad avere le allucinazioni, sente strani rumori mentre dorme, ha sempre la sensazione di essere seguita!
- Vedi allora che avevo ragione? Lui è uno stalker!
- Sì però lui è sparito, forse era solo un povero pazzo... lei sembra proprio fare tutto da sola, guardala mentre soffre i primi attacchi di schizofrenia!
- Ma sai che forse forse hai ragione? Forse l'autore voleva che lo vedessimo come uno stalker, forse la trama si rovescia!
- Ma certo guarda, lei si è ridotta a un vegetale.. deve esserle scattato qualcosa nella testa, se l'è fatta e detta da sola..
- Ehi però aspetta, lui si è rifatto vivo! Ma ti pare che ora voglia prendersi cura di lei? A me sta cosa non mi torna..
- E se anche avessi ragione, come ha fatto a ingannare tutti? 
- E' più abile del previsto, forse l'autore voleva che noi non lo vedessimo più come uno stalker per poi rovesciare nuovamente la trama!
- E' chiaro! Ma... se a noi è così evidente, perché nessuno le crede?
- Aspetta, qualcuno che le crede c'è, è la sua collega col fidanzato, vedrai: loro la aiuteranno!

E in effetti qualcuno la aiuta, quando ormai non ci speravi più, quando non sapevi più in cosa credere arriva finalmente quella svolta che si tinge di giallo e che ti fa dire...

- Ah, ma allora non mi ero immaginata tutto!
- No, in effetti no!! Qui la storia si fa seria, senti senti che sto libro si è rivelato essere un thriller..
- Ma scusa, ma come farà a svelare il mistero in, quanto, 5 o 6 pagine che rimangono?
- Perchè veramente ne rimangono 5 o 6, mi prendi in giro?

E letteralmente in 5 o 6 pagine, non sto scherzando, il libro finisce.
La soluzione? Solo evocata.
La reazione? Odio puro!
Ma state attenti, svanisce in fretta. La maestria di questo libro inquietante sta anche e soprattutto nel finale: se speravate infatti in una chiusa stile Tenente Colombo con tanto di spiegazione e one man show rimarrete delusi. Tanto subdolo quanto il dubbio instillato goccia dopo goccia nel corso della storia, tanto lieve quanto appena accennato il mistero del finale.
Ed è ancora più orribile immaginarlo, ricostruirlo, rodersi pensando a come ha fatto Hannes a fare tutto questo, piuttosto che vederselo scritto a chiare lettere. Magistrale.

The LR advice: un romanzo breve che mette i brividi ma che non è detto che riusciate a finire di leggere, e nuovamente non sto scherzando. Riguardo la recensione e avrei voluto che fosse più lunga, ma non posso tollerare oltre la sensazione di disagio che provo ripensando a quella storia. Un disagio ossessivo, ammorbante, obnubilante, di cui se avrete il fegato non potrete fare a meno.


"Cento giorni di felicità" di Fausto Brizzi


Ovviamente non ce l'ho fatta... l'abbronzatura ha avuto la meglio sull'obiettivo, la pigrizia sulla dedizione. Perciò, con drammatico ritardo eccomi a finire la maratona delle recensioni, come quei corridori che, stremati e ormai camminando, raggiungono la meta sotto gli sguardi impietositi dei passati mentre al traguardo c'è già chi festeggia con polenta e salsiccia.
Ma in fondo, che tu sia lepre o tartaruga l'importante è correre! (ndr: nel mio caso, scrivere!)

Fausto Brizzi è uno dei miei registi italiani preferiti, profondo ma allo stesso tempo fresco: ognuna delle sue commedie da "Notte prima degli esami" a "Ex" a "Femmine contro maschi" mi piaciuta tantissimo, e anche se come sceneggiatore si è concesso qualche "Vanzinata" (!!!) gliela perdono, perché è chiaro che ha talento lo stesso, e lo si capisce anche da questo libro.

In "Cento giorni di felicità" sembra tutto così naturale, Brizzi ha trovato la formula segreta per far scorrere in maniera genuina, né scontata né retorica, la storia più triste che ci sia.
Ma ci pensate? E se capitasse a voi di avere solo 100 giorni di vita?
Un count down letale, come lo affrontereste? Perdereste la testa? Mollereste tutto? Vi dareste alle esperienze estreme?
Leggendo il libro ci ho pensato molto, cosa avrei fatto io al posto suo?

La risposta? Beh chiaramente io non ce l'ho... ma vediamo invece cosa ha fatto il protagonista. 
Assolutamente niente di folle, niente di egoista, niente di irresponsabile. Lentamente, senza fretta, senza ansia, ha trovato la chiave per riprendersi quello che aveva lasciato indietro e sottovalutato, ha ritrovato l'unica cosa veramente importante che era riuscito a creare nella sua vita: la sua famiglia.
Fermi tutti: vi assicuro, non è retorico né sdolcinato! Capisco le vostre remore, anche io rileggendo le mie stesse parole mi dico "Seeeee certo, sarà la solita menata sui rapporti veri, e bla bla", ma datemi fiducia e continuate a leggere!

Non c'è fretta nelle sue azioni, non c'è studio, c'è naturalezza, c'è responsabilità, c'è coraggio. Nel suo monologo interiore scopriamo che Lucio, il protagonista, giorno dopo giorno nei suoi ultimi 100 giorni, vuole fare solo una cosa: recuperare.
Perché vedete, io credo che sapere di avere una "data di scadenza" non ci esima dal fare errori (e alcuni di voi diranno, e meno male!), bensì ci renda ciechi e sordi di fronte allo scorrere del tempo. Passiamo la vita pensando "c'è ancora tempo", "lo farò domani", "non c'è fretta", e quando sbagliamo pensiamo sempre che "prima o poi una soluzione si troverà", che "tutto passa".

E se non ci fosse più tempo? 
Sapere di avere UNA data di scadenza non è sufficiente, bisognerebbe tutti sapere QUANDO sarà questa scadenza per riuscire veramente a recuperare.

Quello che in questa lunga meditazione ho capito del libro è che Lucio non aveva bisogno di sapere che sarebbe morto per capire che la famiglia, l'amore dei suoi figli, il rispetto di sua moglie, l'amicizia senza se e senza ma dei suoi storici compagni di avventure, la gentilezza disinteressata degli sconosciuti, fossero la cosa più importante della sua vita. No, quello Lucio nel suo retrocervello (ed anche nel suo profondo) lo aveva sempre saputo.

Quello che non sapeva era che era arrivato il momento di recuperare, che non ci sarebbe stata una seconda chance, che non si poteva più rimandare.

E allora Lucio, come me, ha capito che doveva finire quella maratona e arrivare in fondo per trasformare quei 100 giorni di vita in 100 giorni di felicità, senza salti mortali, senza grandi atti scenografici, senza ribaltare niente della propria esistenza. Con pazienza, dedizione, convinzione, creatività, tutti possiamo recuperare.
Sarà un "Just do it" meno virile, meno performante e più delicato, ma è un insegnamento prezioso.

The LR advice: leggetelo con la giusta disposizione d'animo, prendetevi il tempo per arrivare alla mia stessa conclusione, trattatevi con indulgenza mentre lo leggete perché arriverà il tempo per farvi da soli la morale. 
E mentre scorre leggera ma profonda la lettura, fatevi un sorriso con gli aneddoti su Leonardo da Vinci che colorano di realtà anche questa parabola travestita da romanzo.


15 agosto 2015

"Un giorno perfetto per innamorarsi" di Anna Premoli


Nella mia estate non poteva mancare un altro “classico”, l’ultimo romanzo di Anna Premoli.
Dopo “Ti prego lasciati odiare” e “Finché amore non ci separi”, ecco che Anna cade a fagiolo con un altro romanzo e stavolta -ve lo svelo subito così potrete tirare un sospiro di sollievo- è molto diverso dai precedenti. Brava Anna, non sei ricaduta nell’errore!

La recensione è iper positiva, la scrivo con un bel sorrisone stampato sulla faccia, lo stesso che avevo mentre leggevo. Questo libro è una delizia, è sinceramente gustoso, lo definirei quasi “appetitoso” (termine leitmotiv delle mie mangerecce giornate di vacanza).
Mi ha ricordato quelle sensazioni di dolcezza e freschezza che l’autrice era riuscita a evocare col primo libro, solo che questo, pur essendo sempre favoleggiante, è molto più ironico, divertente e ritmato.
Caspita quanto è difficile scrivere recensioni positive, basterebbero quasi poche righe per dire LEGGETELO LEGGETELO LEGGETELO e invece mi rendo conto che stavolta voglio proprio convincervi a farlo.

Quindi vi convincerò dandovi 3 validi motivi:

1. Booooorn in the U.S.A. :)))))))
Se come me avete un amore viscerale per gli States, se avete visitato l’entroterra, magari proprio il Sud degli Stati Uniti (io  personalmente sono stata nel South West ma penso che la mentalità non sia troppo diversa da quella dell’Arkansas in cui il libro si svolge), troverete de-li-zio-so il setting della storia e vi sembrerà quasi di respirare l’aria calda e polverosa delle strade di provincia, sentire i rumori del paese interrotti solo da quelli della natura, vedere i sorrisi gioviali della gente di campagna.
Non è la solita New York, non è Londra, non è la metropoli alla Sex and The City e proprio per questo tutto sembra più vero e sincero, anche la “favola” stessa sembra più credibile qui perché trova terreno fertile nell’ingenuità dei personaggi.

2. Maschi contro femmine? Ma va!!!
Avete presente quei protagonisti, quei maschi alpha alla “Decido tutto io, quando come e dove voglio” e quelle protagoniste stile donnine dell’800 alla “oh mio signore farò tutto quello che vuole”?!! (Io arrivo dalla lettura di “Grey” perciò oh sì che ce li ho ben presenti!)
Ecco, dimenticateveli! Qui la protagonista c’ha due palle così!!! Bello, mi piace da morire vedere come sia una donna spregiudicata e sicura di sé, della propria femminilità, del proprio corpo e relative voglie. Come sia lei a corteggiare lui, a provocarlo, a sedurlo, a sbattergli in faccia il suo desiderio lasciandolo spiazzato, lasciando che sia lui a negarsi… e credetemi, lui si nega di brutto! Ma esistono veramente uomini single che rifiutano le avances di una bella donna perché vogliono “qualcosa di più”? Perché la vogliono far innamorare? In questo libro la risposta è sì! 
Ma non pensate per favore che tra i due non ci sia chimica: c’è una tensione pazzesca, un desiderio inespresso che muore dalla voglia di esplodere. E allora gli slanci respinti di lei non sembreranno patetici, lei non sembrerà la donna rifiutata, i suoi attacchi saranno solo l’antipasto per un’unione che culminerà in un delizioso (di nuovo) lieto fine!

3. #vivileggero
Insomma, è estate, c’è il sole, si è in vacanza, siamo tutti più predisposti a vivere in maniera spensierata (guardate che l’estate oltre che essere una stagione è prima di tutto uno state of mind), ma che male c’è a vivere con un po’ di leggerezza? Questa è una favola, lo so e sono certa che Anna VUOLE scrivere favole, favole per bambine un po’ cresciute, ma in fondo sono favole… e a chi non piacciono le favole? Come scrivevo nella recensione del primo libro di Anna Premoli: “Io credo che ogni tanto faccia davvero BENE concedersi un po' di frivolezza, di fiabe e di sana magia. E a volte fa ancora meglio... Crederci!!!!”

The LR Advice: allora vi ho convinte? Secondo me sì e se non l’ho fatto almeno vi ho fatto venire un po’ di… appetito, ne sono certa! Buona lettura e buon vissero per sempre felici e contenti!

14 agosto 2015

“Grey” di E. L. James


Care lettrici preparatevi perché ha inizio una maratona fuori stagione: la maratona delle recensioni dei libri d’estate! Siamo già a quota 4 (la mia voracità per la lettura aumenta proporzionalmente all’aumentare dell’abbronzatura sul mio corpo) perciò il mio obiettivo è fare 4 recensioni in 4 giorni: ce la posso fare.

Partiamo dal primo, un classico per chi segue il blog… una di quelle letture che non avrei potuto mancare ovvero il prosieguo della saga di “Cinquanta sfumature”.

Nonostante avessi già intravisto vari commenti molto negativi sul libro (non ultimo quello sul blog di Selvaggia Lucarelli), ho deciso di leggerlo comunque. Vi ricorderete infatti che la mia recensione di “Cinquanta sfumature di rosso” terminava con un lamento: l’autrice aveva piazzato alla fine del libro una manciata di pagine riguardanti i primi capitoli di “Cinquanta sfumature di grigio” raccontati da Christian invece che Ana, pagine che si erano rivelate l’unico spunto interessante dell’intera trilogia! Ah se avesse scritto tutti i libri a capitoli alternati, conservando questo gustoso andirivieni di prospettiva… 

Ehi, ma… aspetta un secondo: è uscito “Grey”!!!

Quando è uscito il libro l’impressione era proprio quella che la mia “preghiera” fosse stata ascoltata (forse non l’avevo espressa solo io) e quindi la lettura era non solo un obbligo formale per completare il ciclo di recensioni sul blog, ma anche un obbligo morale: non farla sarebbe stato un affronto, un po’ come non ballare a centro pista la canzone che hai chiesto 2 ore prima al DJ e che finalmente se l’è ricordata.

Dunque dopo questa premessa in stile #giustificazioninehai, posso finalmente iniziare la recensione.

Leggere “Grey” è come rivedere un film già visto: per carità, a me piace tantissimo farlo, è proprio quando conosci già la storia che puoi goderti di più tutti gli aspetti del film senza stare a chiederti in continuazione “cosa succederà?”. Però se avessi proprio proprio proprio voluto rileggere “Cinquanta sfumature” avrei riletto direttamente “Cinquanta sfumature” senza spendere più di 18euro per un nuovo libro, no?

Mi spiego: il racconto filtrato dagli occhi di Christian avrebbe dovuto aggiungere qualcosa alla storia, non soltanto replicarla fedelmente, avremmo dovuto scoprire particolari in più, qualche retroscena, ma soprattutto avremmo voluto vedere il tutto veramente attraverso gli occhi di un uomo! E invece man mano che si va avanti questo Christian assomiglia sempre più ad Ana: cosa li differenzia? Dove troviamo il punto di vista maschile, quello che ci aspetteremmo essere anche più ruvido e greve e che allo stesso tempo potrebbe sorprenderci con sentimenti di cui non lo credevamo capace?
Ok, io lo so che certi uomini (forse tutti gli uomini) sono profondi come l’acqua del cesso, ma era proprio in quella profondità che volevamo immergerci (OMG che metafora sfortunata) per rivivere in maniera completamente inedita le sensazioni tutte femminili del primo libro.
Non sarebbe stato pericoloso addentrarcisi E. L. James, in fondo erano acque basse!

Il libro però purtroppo non va in questa direzione, sospetto che l’autrice abbia fatto anche dei copia incolla di alcune parti, tanto sono uguali. Comunque massimo rispetto per lei e il suo genial staff: devono essere laureati in “Come far spendere soldi alle persone per comprare un libro che già hanno ma non sanno di avere”. In sostanza “Grey” non è altro che un abile cambio di copertina di “Cinquanta sfumature”, che tristezza.


The LR advice: avete visto il film? Su non negatelo! Dunque visto che l’avete fatto, sappiate che leggerete “Grey” (perché so che nonostante la recensione lo leggerete) immaginando i protagonisti come gli attori del film, e questo è un gran peccato perché la sensualità di Jamie Dornan è pari a quella della bottiglia d’acqua Evian che malinconica mi guarda dal tavolo sciogliendosi al sole di agosto… manco quello ci resta!

24 maggio 2015

"Niente è come te" di Sara Rattaro


Questo sì che è stato un libro difficile. Talmente tanto che quasi non lo volevo recensire.
Ma a differenza degli altri libri della Rattaro, è stato molto meno intenso. O meglio, il libro era effettivamente intenso e impegnativo -come sempre- ma mentre lo leggevo l'argomento non è riuscito a fare per davvero breccia nel mio cuore.

Continua la saga dell'immedesimazione da parte di Sara, che attraverso le sue storie e le sue pagine dà voce a personaggi lontani da sé: stavolta tocca a un'altalena tra padre e figlia che raccontano con delicatezza del tutto inedita il lento processo di avvicinamento tra due mondi così distanti, non solo geograficamente.
Sarà perché sono ormai lontana dalle turbolenze dell'adolescenza o perché diffido di quei personaggi maschili tratteggiati in una maniera così femminilmente sensibile, ma non ho potuto fare a meno di sentire un certo distacco nel corso della lettura.

Questo distacco naturalmente si colma man mano che ripenso al libro e a tutti quei passaggi che Sara è riuscita davvero a descrivere con la leggerezza di un battito d'ali di farfalla, con eleganza e rispetto, come ha dimostrato di riuscire sempre a fare anche nelle sue prove precedenti.
Il ricordo del libro, infatti, è quasi più potente dell'emozione stessa provata leggendolo: ora che scrivo la recensione riaffiorano delicate le conversazioni tra Margherita ed Enrica, le lacrime sommesse di Francesco fuori dalla porta della figlia, gli attimi di gioia a fronte di un sorriso o uno sguardo, l'avvicinamento tra padre e figlia che diventava man mano elettivo ed esclusivo in modo dolce amaro.

Eh sì Sara, sei veramente una scrittrice capace, una sperimentatrice coraggiosa: ormai è il terzo (o quarto?) libro che leggo di questa autrice e non ha mai voluto adagiarsi sugli allori di qualcosa di consueto, ha saputo evolversi di volta in volta mantenendo l'intensità come proprio tratto caratteristico.
Stavolta si è sperimentata in una storia che ho sentito anni luce lontana da me, ma che non per questo non ho apprezzato: grazie a un altro dei suoi tratti caratteristici, la brevità, il racconto di Margherita e Francesco vola veloce e quasi non ci si sofferma sui dettagli. Ripeto, è il ricordo a rendere quei dettagli taglienti schiaffi in faccia. E così, dopo questi minuti di scrittura, riabilito il libro e anche stavolta vorrei porgere i complimenti all'autrice.

Come mai questa storia vera ti ha appassionata Sara? Perché io invece non sono riuscita ad amarla fino in fondo mentre la scoprivo? Forse proprio il fatto che fosse così vera ha allontanato me e la mia predilezione per le storie di pura fantasia? Una scelta esigente e forse anche un po' egoista quella di obbligare i tuoi fedeli lettori a seguirti tra le anse di una storia a metà tra abisso (come quelli che solo tu sai evocare) e "Chi l'ha visto?", la china verso TG3 edizione regionale era scivolosissima e spesso ho dubitato che il tuo racconto potesse farcela a non cadere.
Ma come dicevo poco fa, non si rimane mai delusi con te, anche con questa storia così diversa e che proprio non mi appartiene.

The LR advice: non è questo il libro con cui vi direi di iniziare il vostro percorso di scoperta di Sara Rattaro, "Un uso qualunque di te" o "Non volare via" rendono meglio il misto di sensazioni dirompenti che è in grado di evocare. Ma se ormai la conoscete, fate un giro anche in questo capitolo e fatevi condurre come ho fatto io alla ricerca di quell'intensità che forse stavolta si riesce a cogliere potente solo a scoppio ritardato.

12 aprile 2015

"Due varianti di me" di Dani Atkins


Recensire questo libro è molto difficile. Non perché sia particolarmente complesso o per la sua brevità (e chi mi segue sa quanto io non ami i libri brevi), quanto perché sarebbe difficile fare qualsiasi tipo di commento sul libro senza svelarne la trama o il finale!!!
Perciò non me ne abbiate, stavolta la mia recensione sarà un vero e proprio leak :(

Devo dire che il libro non è particolarmente ben scritto: é spezzato in due (come ovvio se no non sarebbe stato definito "il nuovo Sliding Doords") e la narrazione e lo snodarsi della storia non lo rendono veramente convincente. Quando dico "lo snodarsi della storia" intendo proprio la serie di fatti, di dialoghi e di situazioni che si susseguono in particolare nella vita n°2 della protagonista, ovvero quella che occupa il 90% del libro. 
E' un peccato che quello che le accade (intendo le cose normali che le accadono) siano così scontate, l'inizio del libro lasciava sperare diversamente.

Dopo questa premessa vi aspettereste una recensione breve (e in effetti sarà così) e la testimonianza di una lettura fatta più per dovere che per piacere.
E invece qualche piacere per fortuna c'è stato: il filo sottile del continuare a chiedersi dove fosse la "magia", quale delle due vite di Rachel fosse quella vera.
Forse sono stati un po' pochi gli indizi lasciati sul cammino (il profumo del dopo barba, la sirena dell'ambulanza, il trillo della sveglia) che hanno reso il libro misterioso e incuriosente, e forse la chiusura è stata un po' affrettata. Ma nonostante queste pecche stranamente la storia si fa ricordare, riesce proprio a innescare un pensiero fisso, un tarlo che rode la mente finché non viene svelato.

Mi rivolgo a quelle di voi che l'avessero già letto (attenzione per le altre, spoilerata in arrivo): ma voi l'avevate capito che era tutto un sogno? L'avevate capito che Rachel era in coma e si stava immaginando tutto?
E se sì, come ci siete rimaste? Io un po' di delusione l'ho avuta!! Sarà che sono in un periodo di amore per il genere fantasy, ma ero già lì che mi prefiguravo realtà parallele, alter ego e deja-vu! E' stato uno shock alla fine capire che la spiegazione fossi così "razionale"! 

Forse è questa la chiave del libro: ti fa insospettire seminando il dubbio, la sensazione che qualcosa di mistico sia successo e possa veramente accadere.. e poi BAM! Ti sbatte in faccia un ritorno alla realtà dei più crudeli.

Ripeto, sarò in un periodo di feeling col fantasy, ma chi non ha sognato almeno una volta di poter tornare indietro, poter cambiare qualche fatto del passato avendo coscienza del futuro, sostanzialmente cambiare il passato con l'ausilio del senno di poi. E' il problema di tutte quelle persone che vivono di rimpianti (attenti bene, non di rimorsi, quelle proprio non mi piacciono), rimpianti per cose non fatte-non dette-non provate... semplicemente non vissute. 
E quindi, rovesciando ogni aspettativa che potevate aver nutrito dalla premessa, in realtà il libro mi è piaciuto perché mi ha fatta sognare un passato alternativo possibile e poi mi ha ricordato che dai sogni, purtroppo, bisogna sempre svegliarsi...

The LR advice: chiaramente se non l'avete letto non ha alcun senso che vi mettiate a leggerlo dopo che vi ho svelato il finale (ma io vi avevo avvisate). Però se siete una di quelle persone come me che quando guarda un film va su Wikipedia per leggere la trama e sapere in anteprima cosa succede, allora ve lo consiglio: sarà come mangiare un uovo di Pasqua senza sorpresa... vi rimane pur sempre il piacere del cioccolato!

3 aprile 2015

"Che ci importa del mondo" di Selvaggia Lucarelli


Come altro poteva essere un libro di Selvaggia Lucarelli se non scoppiettante, intensissimo, frizzante, trascinante?
Come altro poteva lasciarti se non senza fiato come dopo una corsa, emozionata, stordita, stupita, sopraffatta, coinvolta?
Cos'altro poteva essere se non un'esperienza folle, un giro sulle montagne russe, un'iperbole, una maratona, una voglia incontenibile?

"Che ci importa del mondo" è tutto questo, ma anche di più.
Le parole non mi sgorgano fuori facilmente come a lei, non riesco a dipingere così bene quelle situazioni, la mia prosa non ha il suo ritmo, ma quello che mi sono ripromessa comunque dopo aver finito di leggere è stato di rendere onore tramite la mia recensione a questo libro camaleontico e imprevedibile! 

A metà tra satira, scherzo, intensità, commozione, dramma, immedesimazione, cinismo e ingenuità, il libro ti porta davvero in un altro mondo. Ma non un mondo "diverso", una vera e propria realtà parallela. E' la tua città, Milano, è la tua tv, quella generalista, è quello che conosci, ma è come se tutto fosse impersonato da degli alter ego.
Vuoi dirmi che Viola non è Selvaggia, che la Speranza non è la D'Urso, che Orlando non è Leon, che Vasco non è Renzi/Grillo/Pisapia, che Ivana-Ilaria-Anna.... non sono Ivana-Ilaria-Anna...???

Quanto coraggio quello di una blogger, esporre la propria vita così tanto che poi sembra che gli altri ti conoscano, che abbiano il diritto di giudicarti, di dire cosa avresti dovuto fare, dire e perché. Quanto coraggio, non esibizionismo, sia chiaro.

Selvaggia Lucarelli è uno dei miei personaggi preferito nel mondo dello spettacolo (?), del giornalismo (?), dell'opinione (?)... non so bene in  che mondo, ma so che qualunque cosa partorisca quella sua penna geniale è sempre eccellente.

Attenzione però, se non la conoscete, se non sapete come scrive, preparatevi a una doccia fredda. Il suo ritmo è frenetico, le parole si affastellano l'una sull'altra ed è quasi difficile seguirla, ti sembra sempre di essere rimasta un pezzo indietro e di dover tornare a leggere quello che diceva due righe fa. Questo succede con quegli scrittori che scelgono accuratamente ogni parola, in cui ogni sentenza non è messa a caso, in cui potresti stare ore a fare foto col cellulare per ricordare le frasi migliori: il problema è che poi quel cellulare non lo molleresti più perché sono tutte frasi migliori.

Una a dire il vero l'ho fotografata, volevo portarmi un piccolo souvenir nel blog. Volete sapere quale?
.....Non lo so più neanche io! L'ho cancellata.. ho pensato che un piccolo souvenir non sarebbe bastato a significare l'interezza del libro.

E così di questo viaggio cosa mi resta? Non ho il rullino pieno di fotografie, non ho nemmeno un piccolo souvenir, cosa rimane? 
Solo quello che è davvero importante che rimanga: un bellissimo ricordo!

The LR advice: non avrebbe avuto senso raccontarvi la genialità delle battute del Gruppo Testuggine, la straziante agonia che ti assale dal capitolo 16 in poi, le avventure incessanti che si susseguono in queste 553 pagine, la gioia di scoprire che anche anche un'autrice così famosa ha avuto voglia, bisogno, carattere per scegliere un lieto (anzi, lietissimo) fine. No, niente avrebbe avuto senso per descrivere questo bellissimo libro. 

In effetti sarebbero bastati 140 caratteri: come quelli del tweet che ho scritto a Selvaggia una volta finito di leggere l'ultima riga dell'ultima pagina: "@stanzaselvaggia il tuo libro #checiimportadelmondo è eccezionale! Grazie!"

E io, che Selvaggia Lucarelli una volta ho avuto il piacere di conoscerla davvero, spero proprio di aver rispettato l'obiettivo e di aver reso l'onore che merita il suo bellissimo libro. 

21 febbraio 2015

"A noi donne piace il rosso" di Daniela Farnese


Non gli avrei dato alcun credito... sono seria!! Dopo la terribile esperienza con "Via Chanel N°5" mi ero ripromessa di chiuderla qui con questa autrice. E invece sono stata smentita!!
Allora, andiamo per gradi: la storia è davvero molto, e dico molto, stereotipata, ma assolutamente gradevole.

Per chi l'avesse visto, è una sorta di versione femminile del film "Un'ottima annata". Per gli altri, faccio qualcosa che non faccio quasi mai, ovvero riepilogo la trama in breve: lei Newyorkese doc (ma italo americana di nascita) viene richiamata in terra natia per riscuotere l'eredità del nonno defunto. Trattasi men che meno di una tenuta agricola in cui si produce il vino più buono del Veneto (apperò... i colpi di c**o solo nei libri evidentemente). Ammaliata dai ritmi campagnoli e inebriata dai fumi del vino, trova l'amore ritrovando un vecchio compagno di giochi cresciuto in versione Raul Bova (ribadisco la storia dei colpi di c**o). Alla fine molla tutto e resta nel bel paese col bell'innamorato, e vissero sempre felici e contenti.

Ok, scontatissimo direte voi. E allora perchè mi è piaciuto? Non lo so bene neanche io: sarà stato tutto quel parlare di vino, di sapori, odori e rumori di campagna, ma questo libro ha avuto davvero un effetto taumaturgico, è stato un balsamo per scollegarsi dalla realtà e... rallentare, esattamente come fa la protagonista scappando dai ritmi frenetici di NY.

Rallentare... un sogno, un'ambizione, il più delle volte un'utopia. 
In realtà penso che questo libro non volesse veramente comunicare tutto quello che ho provato prima leggendolo ed ora ripensandoci, ma in fondo è come un buon bicchiere di vino: puoi berlo così com'è senza farti troppe domande, oppure guardarne il colore, farlo roteare nel bicchiere, sentirne il profumo e poi gustarlo a piccoli sorsi per carpirne i segreti. 

Chi l'avrebbe mai detto che Daniela Farnese sarebbe riuscita in un'impresa così? Forse il merito è del mix di ingredienti che ha saputo dosare: una trama per l'appunto non troppo complessa, un personaggio che si presta all'immedesimazione, ma soprattutto un setting conosciuto. Si vedeva che la scrittrice si muoveva a suo agio tra le pieghe del racconto finalmente ambientato in una realtà a lei nota.
Quando avevo letto "Via Chanel N°5" invece, la sensazione era stata quella di leggere una storia "ambientata a Milano ma con una disperata voglia di esserlo altrove". In sostanza scimmiottava i classici di New York ambientandoli in una Milano che (ahimè) purtroppo ancora non esiste. Stavolta invece la scelta di una dimensione provinciale ha aiutato la nostra Daniela e la storia si è fatta finalmente "verosimile".

Non oserei mai dire che ho qualche merito in questa vicenda, ma mi piace cullarmi nel sogno che l'autrice abbia fatto tesoro (anche) dei miei consigli per adottare questo cambio di rotta: chissà, forse le hanno fatto notare in tanti le pecche del primo libro ed è riuscita a correggerle creando qualcosa di veramente piacevole. Sarò curiosa di leggere il prossimo!

PS: sono felice di constatare che un altro dei "miei" consigli è stato preso in considerazione.. guardate la nuova foto che l'autrice ha messo in quarta di copertina, rimpiazzando l'obrobrio precedente... questa sì che è una bella foto e rende onore al libro!


The LR advice: andate tranquille, vale la pena farne una lettura accompagnata da un buon bicchiere di vino!! Piccolo consigglio aggiuntivo: resistete nella parte iniziale, quella più noiosa e scontata, e iniziate a godervelo dal trasferimento a Verona in poi. Santé!

25 gennaio 2015

"Cercami ancora" & "Io ti cercherò" di Emma Chase


Iniziare a leggere questi libri é stato come avere un deja-vu a metà perché non appena ho visto il nome dell'autrice ho esclamato "Wow, mi piace tantissimo!" e poi mi sono detta... "Ehy, ma io cosa ho letto di questa qui?" Risultato: confusione totale!

Una spiegazione è necessaria: di Emma Chase, come ricorderete dalle recensioni, avevo letto il primo libro appartenente alla "Tangled Trilogy" ovvero "Non cercarmi mai più (ma resta ancora un po' con me)". Nel leggerlo praticamente in rapida successione a "Finché amore non ci separi" di Anna Premoli, ero rimasta da un lato affascinata, dall'altro contrariata dalla similarità delle due trame che rendevano i due libri praticamente indistinguibili! Alla fin fine, rileggendo la mia stessa recensione e facendo mente locale sono riuscita a ri-tratteggiare mentalmente la storia e a preparami, non senza gusto e aspettativa, alla lettura dei capitoli 2 e 3.

A dire il vero ho iniziato dal 3, "Io ti cercherò": si tratta di uno spin-off dalla storia principale, tratta della relazione tra Delores (la migliore amica di Kate, letteralmente fuori come una mina) e Matthew (il migliore amico di Drew, un po' il suo braccio destro e "compagno di scorribande", come si diceva un tempo). Non so se ve li ricordate, ma entrambi li avevamo incontrati nel primo libro. Sì ok, i loro ruoli erano relegati a pochi capitoli e la storia era condotta solo da Drew e Kate, ma se andate a ricercare quei passaggi scoprirete che effettivamente erano personaggi promettenti, quindi impostare un seguito solo su di loro poteva avere il suo perché.
Un libro grazioso e scorrevole che, da bravo spin-off, non aggiunge niente alla storia principale e crea una trama tutta sua. Il suo problema è che ne sembra maledettamente simile, Dee e Matthew sembrano delle copie spente di Drew e Kate, la stessa scelta di far raccontare la storia in prima persona da Matthew rievoca e fa rimpiangere il cinismo, la crudezza e il realismo tratteggiati dalle parole di Drew in "Non cercarmi mai più".
In effetti mi sono accorta che all'epoca della recensione non avevo dato il giusto peso alla scelta dell'autrice di far narrare i fatti in prima persona dal protagonista maschile, con un'impostazione mascolina, virile e volgare fin quasi al cliché! In  realtà come scelta non mi è dispiaciuta, ma a quel punto il confronto di qualsiasi narratore maschile con Drew era inevitabile! Insomma, per non dilungarmi troppo su questo spin-off che... non vi cambierà la vita, concludo frettolosamente segnalandovi che sì è carino, ma di certo non gustoso come la storia principale dei nostri Drew e Kate.

In ogni caso, il libro un po' piccante e il tempo a disposizione durante le vacanze mi hanno invogliata a leggere anche il capitolo 2, il sequel di "Non cercarmi mai più", ovvero "Cercami ancora". [Scusate l'insistenza nel ripetere i titoli ma davvero sto cercando di memorizzarli ed associarli a ogni storia, sono talmente assurdi e scollegati dalle trame che faccio una fatica pazzesca! Ma PERCHE'... PERCHE' si ostinano a tradurre in questa maniera ignobile i titoli dei libri stranieri!!!!!!??????]

"Cercami ancora" inizia con una doccia fredda: la narrazione passa a Kate!!! Ahhhh e dove è finito Drew??? Già un punto in meno in partenza. Pazienza, Kate non è così male, vediamo come procede la storia.
Più o meno a un terzo di libro, succede l'UNICA COSA!! No, non sto scherzando, in tutta la storia succede VERAMENTE solo una cosa. La volete sapere? No, sarebbe una spoilerata troppo forte. Diciamo solo che è una scena così telefonata, così assurdamente stereotipata, già vista, stravista, straletta che in maniera cristallina è facilissimo, quasi elementare, indovinare come proseguirà la trama! Più o meno per darvi un'idea, è il classico malinteso tra due personaggi in cui ognuno guarda caso evita esattamente di usare le parole che basterebbero a chiarire tutto in 3 secondi! Invece no, Emma Chase su questo malinteso di una banalità mortale mi ci costruisce le successive 200 pagine di libro, con uno sviluppo prevedibile e anche un po' noioso.
Perché non ho abbandonato la lettura? 1) Perché la mia etica me lo vieta 2) Perché (maledetta Emma Chase) il libro è comunque ben scritto e invoglia 3) Perché volevo vedere se AVEVO RAGIONE!!!
Ahhhh è questo il motivo, ari-maledetta Emma Chase!! Hai scritto un libro apposta per gratificare e solleticare l'ego dei lettori, in modo che potessero gonfiare le piume nel dirsi "Io l'avevo capito, ah io l'avevo detto!!".
Sei diabolica.

The LR advice: Leggerli o non leggerli, è questo il dilemma! Diciamo che ci si potrebbe tranquillamente fermare al capitolo 1 (oddio già non mi ricordo più come si intitolava, mannaggia) e far finta che una trilogia non esista. Se però siete una di quelle persone dannatamente ostinate e puntigliose che non possono fare pace con la propria coscienza nel lasciare le cose a metà, care mie, ve tocca!!!!!! 

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