17 marzo 2013

"Il braccialetto della felicità" di Melissa Hill


Dottore, dottore, mi è successa una cosa stranissima… ho appena finito di leggere un libro e mi è venuto un male assurdo a un dente!! Guardi, proprio qui, non riesco a masticare più nulla, nemmeno a chiudere la bocca… non sa che male! …Come dice? Una caaarie?????

La metafora rende il concetto: leggere questo libro è come spararsi una litrata di cioccolata Cameo in endovena. O si rischia la carie o il diabete, dipende dal vostro tasso di tolleranza! Mamma mia quanto zucchero, a questa stregua facevano prima a rivestire il libro di caramello e a profumare le pagine al gusto di marshmallows, almeno avrei saputo in anticipo il destino a cui andavo incontro!
Sdolcinatissimo è dir poco: che Melissa Hill amasse gli happy end e gli happy-qualunque-altra cosa me ne ero già accorta nei due libri precedenti, ma qui ha davvero calcato la mano.
Però lo sapete come funziona con gli zuccheri no? Più ne mangi e più ne mangeresti: creano assuefazione, dunque -lasciando la metafora- nonostante l’estrema iperdolciosissima zuccherosità, devo dire che il libro è molto carino!

Bisogna fare dei distinguo: ci sono alcuni elementi che sono stati davvero troppo caramellosi, come il rapporto madre-figlio di Holly (quel bambino che è, bionico? Ha 10 anni e si comporta come un quarantenne sposato! O rimarrà vergine a vita o si scoprirà gay perso..), come il ricordo dei genitori che sia Holly sia Gary hanno idealizzato come stereotipo della perfetta vita di coppia, o infine come i sentimenti di Gary per Karen (ma secondo te se molli Wall Street senza dire niente alla tua ragazza per andare a fare il fotografo, lei avrà pure il diritto di farsi girare un po’ los cojones, no??).
Ecco la parola “sentimenti” è rivelatrice: il libro è troppo dolce perché è infarcito di sentimentalismi! Non mi importa la ripetizione del ricorso ai gioielli dopo aver già fatto un libro basato su un anello di Tiffany, né la similitudine con il libro di Karen Swan che mi fa pensare che o sti cavolo di bracciali con i charms vanno super di moda o che le 2 scrittrici sono acerrime competitors che si rubano le idee (o che forse sono la stessa persona…)…. No, quello che mi importa è che dopo pagine e pagine di buonismi e situazioni esageratamente troppo zuccherose, ci si astrae, si prendono le distanze dalla storia e si ritorna consapevoli di stare “solo leggendo”. No, questo proprio non mi piace! Io voglio immergermi nella storia e dimenticarmi che attorno a me esiste il mondo… voglio perdermi nella trama del libro, ma come faccio se ogni 4 pagine rischio un attacco di iperglicemia???

Per fortuna quello della dolcezza ad ogni costo non è stato l’unico tema della storia: ritorna il fil rouge di un mistero alla base del racconto che, come avevo saggiamente pronosticato io, da inizio anno sembra essere il nuovo minimo comun denominatore di questo genere di narrativa. Per la serie: amore ok, ma non solo!
E qui il mistero è strutturato e portato avanti molto meglio rispetto al libro di Karen Swan (per chi non l’avesse capito sto citando “Un regalo perfetto”) che, come vi ricorderete, alla fine era così debole che si sgretolava come un Pan di Stelle inzuppato nel latte…  ehi, persino le mie metafore si sono fatte zuccherose! Azzz…. Un’altra carie!!
Meglio chiuderla qui, dicendo che, in ogni caso, strutturato meglio o peggio, anche il mistero alla base di questo libro alla fine lascia a desiderare: non capisco proprio perché per tutto il libro l’autrice ci ha fatto credere che la madre di Greg fosse morta (e ci stava nella storia!!) per poi all’ultimo capitolo farci la Carrambata e ta-dah!! farci scoprire che è viva e che, nonostante il cancro, riesce pure a onorare il suo rendez-vous di Capodanno col marito…
Quest’ultima stoccata di dolcezza (gratuita) mi ha stesa, mi arrendo!

The LR advice: questo libro ha avuto un merito, nonostante tutto: mi ha spinta ad iscrivermi in palestra!!! Eh sì, perché dopo tutto quello… ZUCCHERO c’era bisogno di smaltire!! Da leggere per chi è pronto a controbattere alle sdolcinatezze con un po’ di sana iperattività!!!

3 marzo 2013

"Amori impossibili e fragole con panna" di Cynthia Ellingsen



«Benvenute! Oggi parliamo di “Amori impossibili e fragole con panna” di Cynthia Ellingsen, ovvero “Come scrivere il libro più brutto del mondo, farla franca e vivere felici”. Abbiamo qui con noi l’autrice, Cynthia Ellingsen che ci concederà qualche minuto del suo per nulla prezioso tempo per rispondere a qualche domanda.
Allora Cynthia, come ti senti ad aver dato vita a uno dei più noiosi, sorprendentemente banali, artefatti e surreali libri che la storia della narrativa mondiale abbia mai partorito? Ma soprattutto, puoi svelarci la ricetta per scrivere un libro del genere? »

Oh Cynthia Ellingsen, vorrei proprio averti fra le mani per sentire cosa mi risponderesti, ma visto che non ci sei, dovrò provare a immaginare la tua risposta alla mia intervista semiseria:

«Care lettrici di Letture Romantiche, non è stato difficile, vi svelerò la mia ricetta: per scrivere “Amori impossibili e fragole con panna” è bastato scegliere un titolo assurdo (e di cui vergognarsi) che non c’entrasse assolutamente niente con la trama, selezionare non una ma 3 protagoniste perché ormai fa taaaanto figo, mescolarle una storia talmente scema che neppure in un romanzo rosa sarebbe potuta stare in piedi, condire il tutto con un tradimento, una coppia di amici gay e una presunta gravidanza, e infine servire freddo, in modo che ai lettori possa piazzarsi ben bene sullo stomaco… facile no? »

Ok, lo avete capito. Il momento tanto atteso (ma anche temuto) è arrivato: anche il 2013 è riuscito a regalarmi un libro brutto. Ma dire brutto non è abbastanza, fidatevi. È sufficientemente brutto che spero di dimenticarmelo nell’esatto momento in cui avrò terminato la recensione… e siccome non mi ricordo più chi me lo ha regalato per Natale, non mi sento nemmeno in colpa a stroncarlo di netto così.

Le avvisaglie c’erano e avrei dovuto coglierle fidandomi del mio istinto, ma invece per almeno le prime 100 pagine (su 432, ndr) ho addirittura pensato che il libro fosse CARINO. Errore!! Il segnale era lampante (oltre al titolo, su cui mi sono già espressa e che mi ha causato innumerevoli prese in giro da parte del mio amico Andrea), si trattava del nome scelto dall’autrice per le 3 protagoniste. Non c’entrava assolutamente nulla con le loro personalità!! Per quella stronza, sessista, anoressica, workaholic ed erotomane ha scelto Cheryl, che ricorda una tenera, dolce e succosa ciliegina (cherry). Per quella scialacquona, nullatenente e nullafacente bambolona bionda ha scelto Jackie, un pugno nello stomaco per il ricordo dell’immensa Jackie Kennedy, evocata da questo stesso nome. E infine per quella depressa, noiosa, paurosa e bigotta ha scelto Doris, che forse è l’unico nome un po’ più azzeccato, ma che comunque ti sta sulle palle per la qualità del personaggio in sè.

E anche una volta superata l’impasse dei nomi, è la storia stessa a piazzartisi sullo stomaco, esattamente come la ricetta di poco fa prometteva: fin-tis-si-ma!! Surreale, raffazzonata, senza capo né coda! Per tutto il tempo (sprecato) in cui leggevo il libro mi sembrava di ricordare una copia venuta male de “Il club delle prime mogli”, un celebre film che mi dispiace persino citare come materia di confronto.
In più le protagoniste sono “vecchie”… non me ne vogliate, ma sono delle 40enni e si comportano come delle 20enni, io sono in grado di accettare libri con protagoniste 30enni, ma per le 40enni sulla soglia della depressione con rigurgiti adolescenziali non sono affatto pronta! Non fanno altro che litigare, passano una notte da leoni in uno strip club e decidono il giorno dopo di aprire un ristorante per sole donne con camerieri in perizoma, un’iniziativa che nella realtà non sarebbe arrivata al successo nemmeno se a servire i piatti fosse stato Rocco Siffredi portandoli … diciamo solo senza l’ausilio delle mani!
E poi si tengono segreti, si sparlano dietro, fanno una pace frettolosa nelle ultime 5 pagine del libro (che c’è Cynthia, l’editor ti pressava perché consegnassi e andassi in stampa??)… ma sono queste le storie di amiche che vogliamo leggere???

The LR advice: su quest’ultima domanda retorica chiudo la recensione non dando un consiglio a voi lettrici, ma implicitamente all’autrice. Sulla copertina del libro c’è scritto “Lo straordinario esordio di Cynthia Ellingsen”, ma mi sa che qui di straordinario ci sarà solo l’esordio (letterale) che il libro farà dalla mia libreria alla pattumiera… sorprendentemente rumoroso!!
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