Le aspettative erano altissime. D’altra parte dopo “Un uso qualunque di te” che avevo definito “un
pugno nello stomaco che lascia un’impressione positiva” non potevo che
aspettarmi un altro gancio destro.
Un libro eccellente, nient’altro da dire.
E quindi la recensione finisce qui? Assolutamente no!
Apriamo il vaso di Pandora e scopriamo tutte le caratteristiche, belle e
brutte, che nel complesso fanno di questo libro una perla italiana.
I punti di forza:
- La
brevità: nonostante io ami i libri lunghi che tengono compagnia per giorni, e
nonostante sapessi che Sara Rattaro è solita scrivere opere brevi, è proprio la
brevità che fa di questo libro uno schiaffo ben riuscito. È netto, rapido e si
fa ricordare. L’ho letto in un giorno fermandomi solo per fare delle fotografie
col cellulare alle frasi più belle che incontravo. Magnetico.
- La
storia inedita: ma quando mai ci capita di leggere storie così strane, così
vere ma così originali, complesse e consuete allo stesso tempo? Lo spunto della
sordità del bambino, i doppi tradimenti dei genitori, la descrizione della
terapia e degli anni passati… Sara riesce davvero a farli vivere sulla pelle.
Tagliente.
- Il
punto di vista: attenzione, questo sarà sia un punto di forza che di debolezza
del libro. È un grande plus che Sara si sia cimentata in un racconto narrato in
prima persona… da un uomo!!!! Che tentativo ardito, ma che originalità! Un
esperimento coraggioso, il cui bilancio è complesso ma che sicuramente non
lascia indifferenti. Inedito.
I punti di debolezza:
- Il
punto di vista (come dicevo): siamo davvero sicuri che un uomo sarebbe riuscito
non solo a raccontare ma addirittura a PROVARE le emozioni descritte?? Sarebbe
veramente riuscito ad avere quella capacità introspettiva??? Sarebbe stato in
grado di pronunciare frasi come
“Mi sentivo vero in una vita inesistente e falso nella vita reale”
o come
“La normalità sta tra ciò che sei e ciò che vorresti essere”
Io forse ho una considerazione
un po’ bassa della capacità analitica degli uomini in termini emozionali (si
chiama intelligenza emotiva, by the way), e spesso li accuso di essere profondi
come l’acqua del cesso, ma siamo certi che Sara non abbia voluto far parlare un
uomo con le parole di una donna? Non riesco a fidarmi del tutto di questo punto
di vista maschile, penso che sia traviato da quello che noi donne vorremmo che
gli uomini fossero capaci di provare. Ragionamento contorto, lo so, ma solo
leggendo il libro si può provare questa aspra sensazione di scollamento. Disorientante.
- Il
personaggio di Alice: la figlia troppo perfetta, il fantasma della famiglia, il
factotum che tiene insieme i pezzi di una realtà che crolla, che insegna al
fratellino a vivere una vita normale, la celebrità che attraversa la sala senza
applausi. Peccato, avrebbe potuto arricchire tantissimo il libro, anche se
capisco che il focus dovesse rimanere solo sul padre. Manchevole.
Il libro è scioccante, così crudele come solo la verità
sa essere, trascinante e poi dolce amaro, come solo il rimpianto sa fare.
Ma alla fine, proprio come sul fondo del vaso di Pandora,
si ode una flebile vocina che chiede piano piano “Fammi uscire, fammi uscire”…
si chiama: “speranza”.
Il dono che l’autrice ci fa con questo libro è quello di
consegnarci la speranza, è il suo augurio che tutti noi sappiamo ritrovare
l’unico sentimento che è in grado di farci attraversare la vita e i suoi travagli.
E per questo dono, io la ringrazio.
The LR Advice:
un libro profondo e toccante, forse non adatto alle feste di Natale dove tutti
vogliamo solo staccare la spina. O forse no, da leggere proprio ora che abbiamo
il tempo di dedicarci alla riflessione, ritrovare un equilibrio e fare un
bilancio delle esperienze passate. Possibilmente con la stessa capacità di
introspezione che il protagonista sa usare. Imperdibile.