Ahi ahi ahi… sento
puzza “plagio”. Ok, io avrò pure l’olfatto un po’ ipersensibile, ma come mai la
trama di “Innamorarsi a New York” mi ricorda così tanto “50 volte il primo
bacio”?
Non perderà la memoria
ogni singolo giorno, ma la storia dell’uomo che deve far breccia nel cuore
dell’amata ogni volta che lei si dimentica di lui, mi sa di ispirazione presa
un po’ troppo alla lettera.
E quindi, andiamoci giù
pesante!
Di questo libro 3 cose non mi sono piaciute:
1)
la tegola in
testa: ma dico, con tutte le cose che ti possono succedere, proprio la classica
tegolata doveva capitare alla sventurata protagonista??
2)
il rapporto di
sudditanza fisico-psicologico-affettivo-morale che Abby nutre nei confronti di
Kieran, in-sop-por-ta-bi-le!!!! Mi chiedo come farò a leggere a breve “Cinquanta
sfumature di grigio”!
3)
la patetica,
ma per fortuna breve, parte finale in cui Abby si arroga il diritto di mollare
di punto in bianco Finn inventandosi la scusa del “sono ancora innamorata del
mio ex” e poi piangendo lacrime amare al suon dell’ “io lo faccio per il suo
bene”. Bleah.
Però ci sono anche
delle cose che mi sono piaciute, altrimenti avrei lasciato il libro a metà (no,
questo non è vero, la mia religione me lo vieta!)…
1)
sia nel
capitolo di presentazione del personaggio di Abby, sia in quello di
presentazione di Finn, sembra che si stia descrivendo una certa situazione
(Abby è la sposa che va all’altare, Lucy è la fidanzata di Finn) che invece poi
viene completamente rovesciata con dei veri e proprio coupe de téâthre.. quindi chapeau!
2)
bello il
ribaltone finale in cui si scopre che l’ignara Abby è già al quarto risveglio
dopo la perdita di memoria!! Solo un po’ fumosa la spiegazione, e un po’
surreale il fatto che nessuno le abbia detto niente.. ma d’altra parte è
surreale tutta la storia, sin da quando il medico in ospedale parla di un
presunto danno all’ippocampo, come nella famosa scena del film “Bolle di
sapone” con Kevin Kline che spiega che dopo essere stato decapitato gli hanno
messa la testa in un secchio di ghiaccio e dopo 3 giorni gliel’hanno riattaccata!!
Tornando al libro..
Melissa Hill non brilla per originalità della trama, né in questo romanzo né nel
più celebre “Un regalo da Tiffany”, il cui intreccio basato sullo scambio di un
oggetto è stato visto e stravisto in tutte le salse.
Nonostante ciò, non è
scritto male, e immagino che vivere all’ombra del primo successo (che era di
gran lunga mooolto più bello) sia come avere un fratello maggiore troppo
ingombrante con cui confrontarsi.
The LR advice: non me la sento di sconsigliarlo, fosse anche solo perché la
sovracopertina di quel delizioso color Tiffany, altrimenti detto uovo di
pettirosso, sta benissimo in qualunque libreria!
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