Premessa:
SCUSA! Scusa, Tazio, tu che mi hai regalato questo libro
e che lo hai fatto con affetto pensando di farmi cosa gradita, scusa! Scusa
perché adesso io lo distruggerò con questa mia recensione!!! Ma tu non avertene
a male, a volte anche i titoli e le copertine più accattivanti nascondono
sorprese.. bruttissime sorprese! Ma come diceva Topolino: “Tutti sbagliano,
altrimenti non ci sarebbe la gomma in cima alle matite”.
Recensione:
Per iniziare la mia recensione ho bisogno di un
documento, che chiameremo PROVA N°1, ed è questo: la foto che l’autrice ha
deciso di mettere nella controcopertina………..
Dalla quantità di puntini potete
ben capire che la foto si commenta da sola!
A rischio di sembrare cinica, vi dirò che penso che una
che sceglie una foto così per corredare la sua prima opera letteraria non è che
sta messa proprio tanto bene!! Dalla famosa Dottoressadania.it in effetti mi
aspettavo qualcosa di più… (A’ Dania… continua a fa’ la blogger che te riesce
mejo!!)
Passiamo ora alla PROVA N°2: trattasi dell’insana
passione della protagonista per Coco Chanel. Sinceramente sembra proprio un
pretesto trovato dall’autrice per citare nel titolo un marchio famoso… e visto
che di “Tiffany qualcosa” ne avevano già fatti tanti…
PROVA N°3: si conferma che nella maggior parte dei casi
le scrittrici italiane che si occupano di questo genere letterario non ne sono
assolutamente all’altezza, lo banalizzano riempiendo le storie di clichè e scimmiottano le colleghe
d’oltreoceano (o d’oltremanica) che invece sanno dosare sapientemente gli
scenari cult delle commedie d’amore con spunti personali e inediti.
In sostanza, il libro attinge a piene mani dalla
“letteratura” di Sex and the City, de
Il diavolo veste Prada, di Bridget Jones, veri e propri capisaldi
del genere, che per carità tantissimi rievocano, ma insomma almeno facendo uno
sforzo di rielaborazione. Invece qui la protagonista sfigata cronica come
Bridget, ma figa nell’anima come Andrea alla corte di Runway, si veste in modi
eccentrici e ricercati (e la descrizione degli abiti viene fatta in pieno stile
Carrie), approda a Milano alla ricerca dell’amore, viene tradita (questo del
tradimento sto notando che è l’incipit di quasi tutti gli ultimi libri, come se
fosse il necessario step 1 per un processo di catarsi delle protagoniste), fa
innamorare quello che crede essere un fattorino e invece è guarda caso il CEO
dell’agenzia dove lavora, arriva a un successo strepitoso sul lavoro e alla
fine preferisce rimanere sola che mal (?) accompagnata. C’è pure una morale, te capì??
Su quest’ultima nota di “milanesità”, porto a giudizio
della Corte la PROVA N°4, ovvero che tutta la storia è ambientata a Milano
anche se ha una disperata voglia di esserlo altrove. La mia cara città natale
viene descritta ben più viva, moderna e dinamica di quello che purtroppo in
realtà è. Va bene, vieni da Napoli e pensi che Milano sia cosmopolita e
fervida, e probabilmente rispetto a Casalecchio sul Reno lo è, ma fidati, la
Milano che hai descritto nel libro non c’è!! Descrivi Milano, ma sogni New
York… e allora ambientalo lì sto benedetto libro no?? Almeno non correrai il
rischio di fare la gaffe di piazzare “un’agenzia d’eventi di 3 piani in Viale
Zara” dove, permettimi di dirlo, ma gli unici eventi per cui la via è famosa
sono quanto di più lontano ci sia dal wedding planning….
Con quest’ultima arringa volevo difendere la Mia Milano
(o forse così facendo non l’ho poi così tanto adulata? Mah..), ma questo solo
per dimostrare come anche questo sia uno dei tanti dettagli che è stato
trascurato da un’autrice banale, approssimativa e poco fantasiosa, che ha messo
in piedi una storia stucchevole, piena zeppa di clichè, di già visto e di
avvenimenti così tanto prevedibili (ma Dio mio, pure l’amica che si scopre
lesbica… ormai non se la fa più mancare nessuno eh??) che tolgono qualsiasi
curiosità nella vicenda e finire di leggere il libro diventa un’impresa di pura
forza di volontà.
The LR advice:
Signore e signori della Corte, il mio giudizio è implacabile. Propongo la
massima pena per un libro: al rogo. E pubblicamente se possibile. Ho terminato.