Un eccezionale inedito
tra le pagine del mio blog: un contest, un duello all’ultimo sangue, una finale
da talent show del tipo “Ecco a voi il Best
pregnancy book show” o, ancora meglio, una partita di derby.
In sostanza, ho deciso
di impostare questo post come un confronto fra due dei libri che ho letto
quest’estate, entrambi a tema “gravidanza”.
Uno della mia adorata
Melissa Hill, uno della meno brillante Amy Bratley (sì, quella di “Amore,
zucchero e cannella” che avevo definito “buono
come un succo alla pera”). Verrebbe da pensare a uno scontro tra Davide e
Golia più che fra titani, e invece il risultato è quanto mai insospettato…
Ma partiamo dal calcio
di inizio.
0 a 0 e palla al
centro: si conferma l’impressione che le scrittrici di romanzi chick-lit si
scopiazzino amabilmente l’una con l’altra. Probabilmente sono gli editori a
decidere i temi cult della stagione ma è innegabile che da Tiffany si sia
passato ai bracciali portafortuna ed ora alla gravidanza.
1 a 0 per Melissa: un
punto assegnato a Melissa perché nel suo libro riesce a cavalcare un altro dei
trend di stagione: il mistero. È piccolo per carità, ma c’è (la malattia del
padre di Nina per chi non l’avesse capito)…. Ok ok il mistero è talmente
irrisorio, poco approfondito e poco verosimile (soprattutto è poco verosimile
che gli altri personaggi non si siano accorti della sua malattia) che possiamo
considerare questo come un gol col dubbio di fuorigioco.
1 pari: Amy rimonta e
pareggia grazie a un intreccio della storia molto più realistico. Se si deve
parlare di gravidanza perché non ambientare il libro a un corso preparto? Non è
banale, anzi. Le tematiche di emozioni, sentimenti, personaggi a confronto
trovano un terreno molto più adeguato e corretto per esprimersi, tanto che potrebbe
essere una true story.
2 a 1 per Amy: in
quella che si preannuncia essere una goleada, ecco che Amy segna un altro punto
grazie alla varietà e diversità dei suoi personaggi (addirittura 5 le
protagoniste), senza aver bisogno di ricorrere a inverosimili star di Hollywood
come fa Melissa. Cinque vite diverse ma ugualmente complicate, cinque
personaggi veri e toccanti che vedono rovesciarsi completamente, nel bene e nel
male, le proprie aspettative riguardo la gravidanza e la maternità.
3 a 1 per Amy: proprio
perché il libro è ambientato a un corso preparto, il tema della gravidanza viene
trattato con rispetto, con approfondimento, rispetto che sembra mancare nel
libro di Melissa. L’autrice cerca si sviscerare, suddividendoli in un
caleidoscopio di 5 vite, i diversi modi con cui approcciarsi all’argomento. Un
esempio su tutti è quello di Katy, donna con la sindrome di wonderwoman e
maniaca del controllo a cui verrà la depressione postpartum vanificando di
fatto tutti i piani di maternità fatti prima del parto.
4 a 1 per Amy: arriva
anche l’autogol di Melissa: non che la storia delle 3 protagoniste di Melissa
non sia coinvolgente, ma la gravidanza più che tema portante sembra un pretesto
per giustificare la ricerca delle proprie origini, morali o geografiche, delle
3 donne. Sembra quasi che “Lakeview” come luogo fisico e della mente svolga lo
stesso ruolo della gravidanza… ma allora il tema del libro non sarebbe potuto ugualmente
essere “Fuga dalla città”?
4 a 2 per Amy: piccola rimonta di Melissa grazie al suo
personaggio più controverso, quello di Jess. Donna in carriera che sente di
rimanere 10 passi indietro rispetto alle sue amiche tutte sposate con figli.
Per lei la gravidanza diventa un tormento, un’ossessione. È il personaggio più
completo, più riuscito, più affascinante proprio nel suo cinismo e nella sua
incoerenza. I capitoli relativi a Nina e Ruth si leggono veloci solo per
incontrare nuovamente le parti riservate alla storia di Jess.
Ammonizione per Melissa:
solo ammonita e non espulsa perché posso immaginare che titolo del libro e
copertina siano stati imposti dall’editore. Ma “Un regalo per sempre”…. Con una
scatolina di gioielli (come sempre di Tiffany) in copertina… ma dico, cosa c’entra
coi bambini??!!! Allora meglio la copertina giocosa del libro della Bratley,
anche se dà un aspetto adolescenziale a questo libro che invece più adulto non si può.
5 a 2 per Amy: ultimo
gol in zona cesarini. Dopo “Amore, zucchero e cannella” avevo avuto la
sensazione che l’autrice fosse bravissima ad evocare impalpabili atmosfere
fatti di profumi di biscotti ed abiti vintage. Ma la sua capacità di evocare
ambienti descrivendoli tramite profumi e oggetti si rivela anche quando
protagonisti delle descrizioni diventano talco e pannolini, che riesce a
rendere al tempo stesso magici e realistici.
The LR advice: si può dire che non c’è stata partita. Il libro della Bratley va
letto subito e con piacere. Quello di Melissa ne esce sconfitto, ed è strano, perché
reputo Melissa Hill una delle mie scrittrici preferite. Piccolo consiglio:
leggete prima quello di Melissa e poi quello di Amy, almeno così non rimarrete
deluse dal confronto.