Quando ho aperto il blog ho pensato con un misto di amore
e terrore che avrei dovuto rileggere tutti i libri della Sveva Casati Modignani
accumulati negli anni e che campeggiavano sulla mensola in camera. Quando mi
sono resa conto che l’impresa sarebbe stata immane (e immotivata, anche per una
persona iper pignola come me), ho lasciato perdere anche abbastanza a cuor
leggero, giustificandomi tra me e me col fatto che, se avessi voluto veramente
recensirli tutti, avrei dovuto aprire una sezione apposita del blog. Sbatti.
Però quando a Natale mi è arrivato "Léonie" si sono
riprensentati 3 ordini di problemi:
1) come
riprendere fra le mani un libro della Sveva dopo anni che avevo deciso di darci
un taglio
2) come
recensirlo senza fare riferimento a tutti i libri precedenti
3) come
catalogarlo nel blog
Insomma, quesiti degni di una tesi di laurea e che
necessitano l’apertura di una parentesi nel blog… l’ennesima!!! (Sì, io sono la
donna delle parentesi, degli incisi e di una scrittura ipotattica,
irrimediabilmente ipotattica).
Siccome sarà lunga, avrà addirittura l’onore di essere
una parentesi quadra.
[La Sveva: noterete che io la chiamo così,
amichevolmente, come una vecchia vicina di pianerottolo da cui si bussa per
mangiare la crostata il sabato pomeriggio dopo averne sentito l’odore. Emh no,
io non ho mai bussato a casa dei vicini per scroccare del cibo (nonostante abbia
un olfatto ipersensibile), ma la metafora mi piaceva, per cui poche domande
ok?!
Dicevamo, la Sveva: il mio rapporto con lei è iniziato in
un lontano pomeriggio di pioggia in montagna quando, entrata nella camera della
nonna, ho visto un vecchio libro probabilmente regalato con “Oggi”, “Gente” o
cose così, che si intitolava “Il Barone”. Gli ho dato una possibilità… ed è
stato amore a prima vista!
Per ANNI non ho fatto altro che leggere lei, e cara
grazia che avevo 20 anni di suoi libri arretrati da centellinare! Me li sono
passati tutti, gustandomi la sua capacità di studiare intricate vicende
familiari che si snodavano nell’arco di un secolo e mezzo in un’Italia che non
ricordavo se non nei racconti di nonni e genitori. Una pittrice dei tempi
andati, una scrittrice di romanzi storici ma d’amore, di racconti di formazione ma
romantici, insomma: l’inventrice di un genere.
Poi però come tutte le cose belle fatte troppe volte, è
diventata un po’ ripetitiva, probabilmente è invecchiata, i suoi libri hanno
perso di freschezza e in più, da quando la cara Bice (si chiama così) è rimasta
vedova (pace all’anima del marito suo) i suoi libri hanno perso anche quella
scintilla di malizia e di brio piccantello che li rendeva speziati come il
cioccolato al peperoncino. E quindi, pian piano, il nostro amore si è
interrotto.]
"Léonie" dicevamo: un esperimento, un riavvicinamento alla
Sveva dopo anni di stop. E posso dirvelo care Lettrici: una delusione. Ora mi
ricordo peeeerfettamente del perché avessi smesso di seguirla.
Anyway, i libri della Sveva si fanno leggere sempre con
estrema scorrevolezza e quindi molto velocemente, anche se aleggiano sulle 500
pagine, e qui va tutto onore al merito all’autrice che effettivamente sa
scrivere gran bene, ma sono prosaici, buonisti, artefatti… possibile che me ne
accorga solo ora? O è la Sveva che si è raggrinzita su un genere ormai arido di
frutti?
Questo è uno dei tanti libri in cui mi lamento del fatto
che non succeda niente, ma nel caso della Sveva è ancora peggio perché lei
dipana la storia su un secolo e mezzo di tempo, con almeno 3 o 4 protagoniste
femminili e con sproloqui che si aggirano sul mezzo migliaio di pagine…
aiutatemi! Anzi, aiutatela!
So di essere troppo dura con lei, in fondo le voglio
bene, la sento un po’ come un’amica, ma bisogna dirle BASTA con la descrizione
di famiglie straricche dell’alto borghesia italiana (ma do’ stanno co’ sta
crisi ehhh?); BASTA coi dialoghi talmente perfetti, completi e articolati da
essere assolutamente inverosimili; BASTA con le storie surreali di uomini e
donne che si fanno da soli e che dalla povertà arrivano ai vertici
imprenditoriali; ma soprattutto BASTA coi nomi impossibili per i personaggi!!!
Ho capito che è il tuo marchio di fabbrica, ma “Amaranta” non si chiamerebbe
neppure la figlia del capo ultras della Reggina!
Del libro per il resto c’è proprio poco da dire: non ha i
fasti di alcuni illustri storici precedenti come “Come stelle cadenti”, “E infine una pioggia di diamanti”, “Vaniglia e
cioccolato”, “6 aprile ‘96”… ma neppure come del più recente “Singolare femminile” (un libro di una
bellezza straordinaria, se non l’avete fatto, leggetelo!).
The LR advice:
questo è un consiglio sull’autrice, non sul singolo libro: non so se tra voi ci
siano delle conoscitrici della Sveva, in tal caso potrete confermarmi o
smentirmi. Per tutte le altre: approcciate la Sveva, ma fatelo partendo dai
suoi libri più vecchi, quelli degli anni ’80, quelli di quando non eravamo ancora
nate o eravamo in fasce. Quelli sì che meritano. A “Léonie” ci potete arrivare
anche in un secondo (o terzo) momento.