28 agosto 2013

“L’amore della mia vita” di Amy Bratley VS “Un regalo per sempre” di Melissa Hill

Un eccezionale inedito tra le pagine del mio blog: un contest, un duello all’ultimo sangue, una finale da talent show del tipo “Ecco a voi il Best pregnancy book show” o, ancora meglio, una partita di derby.
In sostanza, ho deciso di impostare questo post come un confronto fra due dei libri che ho letto quest’estate, entrambi a tema “gravidanza”.
Uno della mia adorata Melissa Hill, uno della meno brillante Amy Bratley (sì, quella di “Amore, zucchero e cannella” che avevo definito “buono come un succo alla pera”). Verrebbe da pensare a uno scontro tra Davide e Golia più che fra titani, e invece il risultato è quanto mai insospettato…

Ma partiamo dal calcio di inizio.

0 a 0 e palla al centro: si conferma l’impressione che le scrittrici di romanzi chick-lit si scopiazzino amabilmente l’una con l’altra. Probabilmente sono gli editori a decidere i temi cult della stagione ma è innegabile che da Tiffany si sia passato ai bracciali portafortuna ed ora alla gravidanza.

1 a 0 per Melissa: un punto assegnato a Melissa perché nel suo libro riesce a cavalcare un altro dei trend di stagione: il mistero. È piccolo per carità, ma c’è (la malattia del padre di Nina per chi non l’avesse capito)…. Ok ok il mistero è talmente irrisorio, poco approfondito e poco verosimile (soprattutto è poco verosimile che gli altri personaggi non si siano accorti della sua malattia) che possiamo considerare questo come un gol col dubbio di fuorigioco.

1 pari: Amy rimonta e pareggia grazie a un intreccio della storia molto più realistico. Se si deve parlare di gravidanza perché non ambientare il libro a un corso preparto? Non è banale, anzi. Le tematiche di emozioni, sentimenti, personaggi a confronto trovano un terreno molto più adeguato e corretto per esprimersi, tanto che potrebbe essere una true story.

2 a 1 per Amy: in quella che si preannuncia essere una goleada, ecco che Amy segna un altro punto grazie alla varietà e diversità dei suoi personaggi (addirittura 5 le protagoniste), senza aver bisogno di ricorrere a inverosimili star di Hollywood come fa Melissa. Cinque vite diverse ma ugualmente complicate, cinque personaggi veri e toccanti che vedono rovesciarsi completamente, nel bene e nel male, le proprie aspettative riguardo la gravidanza e la maternità.

3 a 1 per Amy: proprio perché il libro è ambientato a un corso preparto, il tema della gravidanza viene trattato con rispetto, con approfondimento, rispetto che sembra mancare nel libro di Melissa. L’autrice cerca si sviscerare, suddividendoli in un caleidoscopio di 5 vite, i diversi modi con cui approcciarsi all’argomento. Un esempio su tutti è quello di Katy, donna con la sindrome di wonderwoman e maniaca del controllo a cui verrà la depressione postpartum vanificando di fatto tutti i piani di maternità fatti prima del parto.

4 a 1 per Amy: arriva anche l’autogol di Melissa: non che la storia delle 3 protagoniste di Melissa non sia coinvolgente, ma la gravidanza più che tema portante sembra un pretesto per giustificare la ricerca delle proprie origini, morali o geografiche, delle 3 donne. Sembra quasi che “Lakeview” come luogo fisico e della mente svolga lo stesso ruolo della gravidanza… ma allora il tema del libro non sarebbe potuto ugualmente essere “Fuga dalla città”?

4 a 2 per Amy: piccola rimonta di Melissa grazie al suo personaggio più controverso, quello di Jess. Donna in carriera che sente di rimanere 10 passi indietro rispetto alle sue amiche tutte sposate con figli. Per lei la gravidanza diventa un tormento, un’ossessione. È il personaggio più completo, più riuscito, più affascinante proprio nel suo cinismo e nella sua incoerenza. I capitoli relativi a Nina e Ruth si leggono veloci solo per incontrare nuovamente le parti riservate alla storia di Jess.

Ammonizione per Melissa: solo ammonita e non espulsa perché posso immaginare che titolo del libro e copertina siano stati imposti dall’editore. Ma “Un regalo per sempre”…. Con una scatolina di gioielli (come sempre di Tiffany) in copertina… ma dico, cosa c’entra coi bambini??!!! Allora meglio la copertina giocosa del libro della Bratley, anche se dà un aspetto adolescenziale a questo libro che invece più adulto non si può.

5 a 2 per Amy: ultimo gol in zona cesarini. Dopo “Amore, zucchero e cannella” avevo avuto la sensazione che l’autrice fosse bravissima ad evocare impalpabili atmosfere fatti di profumi di biscotti ed abiti vintage. Ma la sua capacità di evocare ambienti descrivendoli tramite profumi e oggetti si rivela anche quando protagonisti delle descrizioni diventano talco e pannolini, che riesce a rendere al tempo stesso magici e realistici.


The LR advice: si può dire che non c’è stata partita. Il libro della Bratley va letto subito e con piacere. Quello di Melissa ne esce sconfitto, ed è strano, perché reputo Melissa Hill una delle mie scrittrici preferite. Piccolo consiglio: leggete prima quello di Melissa e poi quello di Amy, almeno così non rimarrete deluse dal confronto.

27 agosto 2013

"Ti prego lasciati odiare" di Anna Premoli

Uno dei commenti che si trovano sul retro del libro è: "Il libro si muove senza incertezze nè sussulti lungo i binari della favola". Non sarei riuscita a trovare una definizione migliore nè più sintetica, sono ammirata!!! Si tratta proprio di una favola, della commedia d'amore per eccellenza con i suoi clichè rodatissimi, i personaggi un po' prevedibilmente stereotipati, le situazioni che classicamente fanno battere il cuore. La misura di quanto questo libro sia zuccherosamente favoleggiante è data dal numero di "ooh" che si tirano durante la lettura.

Non manca davvero nessun ingrediente: due colleghi che si odiano ma il cui odio si trasforma ben presto in amore, balli sontuosi (da principessa), amiche che sono solo comprimarie dell'azione, famiglie contro, recuperi last minute con "inseguimento" in Porsche e così via.
Persino le fasi del libro sono quelle classiche: prima l'odio, poi il disorientamento, poi l'eplosione del sentimento, poi la negazione e infine la speranza. Un plot riconoscibilissimo in (citerò film e non libri perchè sono più immediati da ricordare) pellicole come "La dura veritá", "Come d'incanto", "Come farsi lasciare in 10 giorni".

Ok lo so che non ho citato film da Oscar e che fino ad ora la mia recensione è stata seria come se stessi parlando di "Guerra e pace", ma io credo che ogni tanto faccia davvero BENE concedersi un po' di frivolezza, di fiabe e di sana magia. E a volte fa ancora meglio... Crederci!!!!
Da piccola adoravo "La bella addormentata nel bosco", nessuno mi diceva niente. Ora mi piacciono le "fiabe" d'amore...che male c'è a crederci almeno un po'?

Il libro è davvero super romantico, non potrebbe essere altrimenti, è fatto per emozionare. È un mondo rilassante dove tutto sembra sia possibile, dove il protagonista è bellissimo e ricchissimo, dove l'amore alla fine vince su tutto, persino sulle ritrosie della protagonista, immancabili ma sinceramente anche un filo troppo marcate.

Spesso mi sono scagliata contro trame troppo artefatte, ma stavolta mi sono davvero lasciata riscaldare dalla consuetudine della storia e dalla sua dolcezza. Prima che vi venga il diabete (o che si capisca troppo facilmente che sono in un periodo nostalgico e coccoloso della mia vita), vi voglio rincuorare dicendovi che c'è anche qualcosa di estremamente realistico nella storia. Si tratta di come l'autrice sia riuscita ad evocare in maniera molto palpabile la tensione sessuale che c'è fra i due protagonisti: a volte basta descrivere gli sguardi, aggiungere qualche frase lasciata volutamente a metà, per far sì che sia il lettore a dipingersi in mente il quadro della situazione, a sognare di immedesimarcisi e a provare sensazioni più eccitanti che quelle di fronte a una scena sadomaso stile "Cinquanta sfumature".
E questo particolare iper realistico credo sia dato dal fatto che l'autrice nella vita fa tutt'altro (è in finanza), ha descritto senza mezzi termini solo ciò che ogni donna vorrebbe che le succedesse, non ha avuto bisogno di grandi costruzioni, si è solo lasciata andare a raccontare quello che tutte noi (chi lo ammette e chi no) abbiamo sognato almeno una volta.

The LR advice: sono rimasta estremamente soddisfatta, come si può ben capire. Non vedo l'ora che esca il prossimo libro di Anna Premoli che mi riserverò di leggere proprio in un altro momento di bisogno di romanticismo come questo, per trovare dolcissimo conforto!!!

5 agosto 2013

“La trilogia de L’Allieva” di Alessia Gazzola

Ho deciso di affrontare questa triplice recensione in un colpo solo, non per risparmio di tempo e di forze (non pensate male), ma perché davvero questi 3 libri vanno visti come un insieme.

Da quello che ho capito, il prequel “Sindrome da cuore in sospeso” è stato scritto dopo gli altri due, o forse in mezzo fra gli altri 2. Andrò dritta al punto: è il più interessante dei 3! Le ingenuità della protagonista, così come la trama acerba, il delitto un po’ più da cronaca di provincia che da C.S.I, si fanno perdonare proprio perché la giovane Alice Allevi è ancora solo una studentessa di medicina, nemmeno laureata, alla ricerca del proprio percorso professionale.
Il libro è brevissimo (si legge in un’ora), ma è davvero delizioso: funziona come un antipasto e ti fa davvero venire voglia di leggere il successivo.

Peccato che “L’allieva” vada a incistarsi proprio su quegli aspetti che avevano fatto del prequel un delizioso bon bon: la protagonista, ormai specializzanda, è imprecisa, pasticciona, ficcanaso. Ok, qualità che la contraddistinguono e la rendono a tratti simpatica ma…. Non vi ricorda un po’ troppo Bridget Jones???

Non parliamo poi di “Un segreto non è per sempre” in cui sembra che le “qualità” di cui parlavo poco fa non siano solo esaltate, ma addirittura apprezzate dagli altri personaggi! Ok, anche la Signora in giallo, Miss Marple &co sono delle fiere rompiballe, ma almeno non sono presuntuose e incasinate come sta qua!
Secondo me dalle mie recensioni si evince, ma io ho una netta preferenza per i protagonisti “perfetti”, quelli a cui va tutto bene e che sembra che vivano in una favola: belli, ricchi, sempre al proprio posto nella società e magari anche felicemente innamorati. Insomma, a me sta Alice Allevi ci sono stati certi momenti in cui proprio non m’è andata giù!

Ma io non credo che, poverina, sia stata tutta colpa sua: credo che la cosa più farraginosa dei 2 libri “maggiori” sia stato come erano congeniati i “misteri” alla base. Ho virgolettato la parola “misteri” di proposito, perché ormai Criminal Minds, C.S.I., SWAT e persino Grey’s Anatomy mi hanno insegnato che la soluzione deve essere la più intricata possibile, la più inverosimile, orrorosa e lontana dalla realtà che si riesca a immaginare.
Il difetto dei cari libri della Gazzola quindi è quello di aver costruito dei drammi troppo semplici da districare, in cui sembra che la giovane specializzanda sia ancora più curiosa, dedita e intuitiva degli investigatori incaricati e di sicuro questo non fa gioco all’immagine della nostra polizia versus FBI, CIA ecc.

Da C.S.I. comunque ho capito diverse cose: 1) il medico legale è sempre figo, va sulla scena del crimine in tacchi a spillo e occhiali scuri e NON risolve i casi, bensì dà indizi necessari alla squadra investigativa per risolverli 2) i casi si risolvono in 24h 3) nessuno è inetto, inefficiente, pasticcione, irrispettoso delle regole.
Ok ok, forse i telefilm americani esagerano (forse?), ma Alice mia, tu a volte sei davvero snervante!!!
In ogni caso, “L'allieva” è davvero il meno interessante dei 3: il fil rouge sotteso alla storia (ovvero l’amorazzo della specializzanda col ricercatore) lì è inespresso, mentre nel libro successivo finalmente esplode e fa diventare la nostra protagonista un filo più adulta.
Forse è proprio questo il desiderio più grande che avrei da un ipotetico 4° libro: che la protagonista diventasse finalmente sicura di sé, padrona delle proprie conoscenze, sempre curiosa ma non ficcanaso, perspicace ma per intuizione non per pura casualità, meno credulona e facilona, più matura e pragmatica.
Ma forse vorrebbe dire snaturarla, perciò per ora questi libri (che mi ha consigliato amorevolmente mia sorella) me li tengo stretti lo stesso sapendo che lei (mia sorella) è un medico 100.000 volte migliore di così!!!!


The LR advice: consiglio di iniziare dal prequel e di seguire l’ordine narrativo, non cronologico. Così potrete apprezzare davvero il gusto dell’ingenuità del primo, potrete denigrare la faciloneria del secondo, e potrete (comunque sia) almeno un po’ eccitarvi con la più fine costruzione del terzo ed ultimo libro.

4 agosto 2013

"Beata lei" di Julia Llewellyn

Per certi versi è triste il destino dei libri d’estate: bagnati, spiegazzati, stropicciati, insabbiati. Letti tutti d’un fiato per passare il tempo, a volte così velocemente che si rischia di saltare qualche parola o addirittura qualche riga.
E se sono libri senza sovracopertina (orrore!!), si riempiranno di orecchie e nervature che ne decreteranno l’impresentabilità nella libreria di casa l’inverno successivo.
Però a volte è proprio questo che li rende speciali, un po’ vissuti, un po’ compagni di viaggio nelle afose, soleggiate, piovose o noiose giornate d’estate.

Mi rendo conto che questo inizio così poetico mal si addice alla sostanza di questo libro, letto per davvero tutto d’un fiato ma solo perché… non c’era niente di meglio da fare. Povero lui, che vita indegna.
Se fossimo al suo funerale (e un po’ è così, perché veramente in questi 3 giorni di lettura gliene ho combinate di ogni), direi qualche frase di circostanza come: “Era dedito e onesto, con umiltà svolgeva il ruolo che gli era stato assegnato nella società”.
La verità è che l’assenza di ambizioni non lo ha reso peggiore, solo ordinario, un po’ come quando la maestra a scuola dice a un genitore: “Suo figlio è intelligente, ma proprio non si applica”. Ecco cara autrice dal cognome impronunciabile: non è che proprio tu ti sia ammazzata di fatica eh?

Il peggior difetto del libro è che il tris delle coppie che si avvicenda nel libro passa da momenti di stereotipizzazione totale a momenti di allontanamento cosmico da qualsiasi cosa si possa definire realistica, o anche verosimile.
I 2 personaggi principali nel complesso non erano disegnati male, è stato il ritmo del libro ad essere ondivago. C’è un momento molto toccante quando le 2 protagoniste ripensano ciascuna a suo modo alla propria amicizia, ripercorrendone le fasi e soprattutto i motivi che hanno causato l’allontanamento: ecco questo sì che è stato un momento molto vero. Ma controbilanciato dall’assoluta irrealtà (di cui parlavo poco fa) della terza coppia in gioco, la versione cattiva di Dharma&Greg: antipatici dall’inizio alla fine, forse sarebbero dovuti essere loro l’unica coppia a scoppiare alla fine del libro. E invece no, sarebbe stato troppo banale forse?

E poi ci sono un altro paio di cose a non essermi chiarissime di questo libro: ma in che anni è ambientato? La storia è così generica e priva di nessi con la realtà che sarebbe potuto tranquillamente essere stato un libro di 20 anni fa trovato in un vecchio scatolone!
Altra domanda: perché il tema dell’invidia è super presente all’inizio e alla fine del libro e invece sembra che nello svolgersi della storia sia stato dimenticato e aggiunto posticciamente in un secondo momento solo per giustificare il titolo? Mi sarei aspettata più dispetti, più bisticci… più bastardate tra le 2 amiche, un po’ stile “La mia miglior nemica”, invece al massimo le 2 si evitano e le rispettive vite viaggiano su binari paralleli. Ci sono davvero pochi momenti di confronto e di sincerità fra le due, nemmeno alla fine, e questo è un peccato perché poteva essere un bel libro sul concetto dell’amicizia ritrovata, mentre invece la fine scorre via come acqua in un ruscello, con il solito epilogo troppo frettoloso di chi non sa quanto tempo metterci a far quadrare i conti finali.

The LR advice: Non eccelso, né eccezionale, ma comunque sia onesto, si fa leggere anche se… onestamente (giusto per rimanere in tema) c’è di meglio questa estate da leggere sotto all’ombrellone!

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