20 febbraio 2013

"Un regalo perfetto" di Karen Swan


Stavolta non ho pensato a un inizio brillante per il post, cosa che di solito faccio sempre, e devo dire che il motivo è perché ho fretta di fare questa recensione e di continuare nel mio percorso di lettura (ho almeno altri 8 libri che mi hanno regalato a Natale e vederli prendere polvere giorno dopo giorno sulla libreria mi spezza il cuore). Ma la seconda ragione è che l’unico vero inizio “vivace” a cui ho pensato per il post è che… Karen Swan è sempre una sicurezza!!!
Lo dirò non una ma 3 volte di fila: BELLO, BELLO, BELLO. Se continua così il 2013 sarà foriero di sole belle letture, le mie recensioni diventeranno zuccherose e per niente ironiche e il mio blog perderà di appeal (e di visite)… non so se ridere o piangere…

Dicevamo: BELLO, BELLO, BELLO. Piccola parentesi (una delle mie): da qualche tempo mi sono data a riflessioni sociologiche sulla realtà individuando in diversi campi d’interesse dei macro-trend che sembrano orientare il senso comune o, nel caso dei libri, le scelte di editor e autori. In questo caso ho proprio notato una tendenza a rivisitare la narrativa semplicemente “romantica” inserendo spunti di mistero, quasi (ho detto quasi) gialli, con una storia fatta di suspance e di sorpresa col botto svelata alla fine (fine anche della parentesi sociologica, vogliate perdonarmi).
È comunque questo il caso di “Un regalo perfetto”, che dal prologo all’epilogo si regge su una più o meno debole (dipende dai punti) trama di mistero e di non detto. Dico “più o meno debole” perché ci sono state sicuramente delle disattenzioni nella costruzione dell’episodio misterioso alla base della storia (ma attenzione perché ve lo sto per svelare, se non volete saperlo vi conviene saltare almeno le prossime 3 righe). Non riesco a capire, era Lily o Laura ad aver tenuto la testa del moribondo Dan durante l’attentato a Covent Garden? E se era Laura, perché l’infermiere ha detto che il suo nome era Lily? E sempre se era Laura e per sbaglio l’infermiere ha preso la borsetta di Lily invece che la sua, come ha fatto Laura a non accorgersi che c’era anche la sorella fra le macerie? Perché io so che c’era, lo dice Fee al momento della resa dei conti e lo ribadisce Laura quando alla fine spiega la scelta delle scarpe rosse………

Uffi, quesiti che rimarranno senza risposta! E che rendono evidente che non si tratta di certo di Agatha Christie, ma solo di Karen Swan che, per riuscire a scrivere dei romanzi gialli -d’amore, ne ha ancora di strada da fare. D’altro canto, so che io sono una lettrice esigente e iper razionale, dunque forse dovrei essere più indulgente e godermi il libro per il bello che offre. Tipo la parte a Verbier… DE-LI-ZIO-SA!! Leggendola non solo mi è venuta voglia di tornare in montagna, ma anche di affittare una motoslitta, farmi lanciare da un elicottero e fare discesa estrema alle pendici di un ghiacciaio! Dite che è troppo? Ok, pretese troppo alte, ma è colpa del libro! La parte di Verbier è stuzzicante nella descrizione degli ambienti lussuosi, degli abiti da sera, della località che mescola classe ad adrenalina… a volte riesce ad essere perfino un po’ eccitante!

Per il resto, e qui concludo se no le mie recensioni diventano tutte troppo lunghe, questo è stato il tipico libro a cui, ogni volta che finivo un capitolo, ripensavo… sotto la doccia, a lavoro, guardando la tv, il desiderio era sempre di continuare a leggere, è questa è la maggiore soddisfazione che  mi ha dato. Credo che tanta parte di questo istinto a continuare la lettura sia stata causata dal magnetismo della protagonista, così controversa, così incomprensibile, così Lisbeth Salander di “Uomini che odiano le donne” (con meno sesso e meno piercing, ma la sostanza è la stessa). Davvero un’ottima interpretazione, brava Karen Swan!

The LR advice: ma dico, finirà mai questa saga di libri così soddisfacenti che mi portano a scrivere recensioni piatte come il mio seno in quarta elementare? Prometto, tornerò a farvi sorridere (mi serve solo un libro brutto), voi nel frattempo leggetevi questo e se potete, vi prego, aiutatemi a decifrare il mistero!!!

3 febbraio 2013

The Tiffany Saga/2: "Un diamante da Tiffany" di Karen Swan


Forse non ve l’ho mai detto, ma io sono della vergine. Avete presente quel tipo di persone precise, metodiche e puntuali? Eccomi. Ed ecco perché, visto che a Natale mi hanno regalato l’ultimo libro di Karen Swan, non ho potuto iniziarlo senza prima aver prima recensito il libro precedente, ovvero “Un diamante da Tiffany”.

Se mi seguite da un po’ avrete certo notato che è da un anno che mi porto dietro gli altri “pezzi” della Tiffany Saga, quello della Swan e quello della Weisberger, già letti, amati, apprezzati tantissimo ma mai recensiti.  La mia pignoleria quindi mi ha imposto di riprendere in mano il non più nuovo “Diamante da Tiffany” con l’animo di ridargli solo una sfogliata per rinfrescarmi la memoria.
Ancora prima di riguardarlo però mi sono accorta di una cosa strana: a differenza di molti, moltissimi altri libri (anche tra quelli che ho recensito), di questo in particolare mi ricordavo TUTTA la trama, in ogni piccolo dettaglio!! A memoria quindi non solo mi era piaciuto (l’avevo letto a Natale 2011 per capirci), ma mi era proprio rimasto impresso.
Insomma, forte di questa familiarità con la trama mi sono detta che tempo 2 o 3 giorni l’avrei riguardato e avrei potuto attaccare col nuovo. Questo accadeva il 10 gennaio.

Ndr: per chi non l’avesse notato, sono passati più di 20 giorni.

Ma perché ci ho messo così tanto??? Ve lo dico sbattendomene della netiquette: PERCHE’ IL LIBRO E’ STRABELLOOOOOO!!!!!! Non ho resistito, ogni volta che per fare prima mi dicevo “Maddai questo pezzo te lo ricordi, passa oltre” scendevo con lo sguardo di 10 righe e poi mi sentivo in colpa e tornavo su a rileggere ogni singola parola, a gustarmi il succo della storia spremendolo dalle pagine del libro come d’inverno si fa con le arance mature.

A volte succede, ci sono certi libri così ben riusciti che non si riesce nemmeno a fargli una recensione, attività in cui si presuppone una certa oggettività nel determinare un balance fra gli aspetti positivi e quelli negativi… oggettività che io evidentemente ho perso visto che perdono al libro anche il banalissimo titolo che non ha praticamente niente a che fare con la storia. Quindi legittimamente vi chiederete: “E mo’ tu qui che ce stai a fa’???” A consigliarvelo, ecco che sto a fa’!

A consigliarvelo perché, come tante volte vi ho ripetuto, i libri con più protagoniste sono come all’autogrill dove con 3 primi ne paghi solo 2 (e quindi come rifiutare?), ma se addirittura come in questo libro la/le protagoniste si moltiplicano in parallelo alle location, allora il pasto si trasforma in un vero all you can eat! E ne esci satolla.

E sto qui a consigliarvelo anche perché la trama (ok talvolta un fiiiiiiiiiilo surreale) è affascinantissima nel suo snodarsi tra NY, Parigi, Londra e Venezia… praticamente le 4 città più belle del mondo (per la serie Ti piace vincere facile?), e perché tutto il resto è reso speziato e anche un po’ misterioso dalla storia delle liste e del linguaggio dei fiori e delle sorprese organizzate da Henry… e che cazzo, ma solo nei libri un uomo così??? (la risposta è “sì, ecco perché tutte li leggono”…)

E infine sto qui a consigliarvelo perché non ha niente di scontato, perché vi farà provare un caleidoscopio di emozioni, dall’imbarazzo come nella scena della sfilata di New York, alla passione come sul balcone di Venezia, alla paura come durante l’orgia di messaggi in segreteria di Claude, alla tenerezza di fronte all’ingenuità di Cassie, fino all’amore (e di conseguenza al radioso buon umore) alla fine del libro quando i protagonisti…………
No non ve lo dico, se non l’avete letto, leggetelo e scopritelo da sole! ;)

The LR advice: più chiaro di così!!!  
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